Abbiamo chiesto al compagno
Fabio Cannizzaro, esponente del socialismo di sinistra siciliano, di commentare
per il nostro blog i risultati del primo turno delle elezioni presidenziali
francesi.
Buona Lettura!
Il voto di domenica
23 aprile per il primo turno delle elezioni presidenziali francesi offre a
sinistra più di qualche occasione di riflessione. I risultati dei candidati di
sinistra (Mélenchon, Hamon ma anche Poutou e Arthaud) assommano al 27,9% del
corpo elettorale francese e tuttavia questa “somma” in sé, oggi, non ha alcun
valore politico.
A urne chiuse con la
stabilizzazione del dato elettorale, è più che mai il momento di riflettere non
solo su quello che potrà o vorrà fare Mélenchon ma più in generale sulle scelte
che è chiamata a fare l’intera sinistra francese. Si pone, ora, in tutta la sua
rilevanza il tema del rapporto tra Mélenchon e Hamon che è poi il tema dei
rapporti a sinistra in Francia.
A scanso d’equivoci
devo scrivere che, diversamente da altri, io non credo, non ho mai creduto, che
la situazione francese abbia o possa avere ricadute concrete sulla realtà
politica italiana né che questa esperienza possa rappresentare un “paradigma”
politico nella nostra Penisola.
Ero e resto
convinto,invece, che le scelte che matureranno in seno alla gauche francese peseranno non poco sul
futuro assetto del socialismo del Vecchio Continente.
Nello sviluppare
questa breve riflessione credo sia necessario partire da Benoît Hamon ,
candidato presidenziale del PS francese, che ha ottenuto un ben magro 6,3%.
Sarebbe miope ed
ingeneroso addossare il fallimento elettorale del partito socialista francese
solo al candidato Hamon, anzi a ben vedere molte delle giuste critiche mosse al
PSF non sono per nulla addebitabili al giovane candidato socialista che ha
rappresentato all’interno dell’organizzazione socialista d’Oltralpe una sincera
ma tardiva inversione di tendenza e linea.
Data per scontata la solidarietà
elettorale “repubblicana” dei socialisti francesi al ballottaggio per Macron,
resta tutto da affrontare il tema dei rapporti a snistra. Cosa accadrà ora in
seno al PSF? Sarà Benoît Hamon a guidare il viatico post-voto di ciò che resta
del PS dopo la sconfitta elettorale? Sono domande lecite che chiamano in causa
la necessità, dopo lustri e lustri, di un nuovo, diverso “rassemblement” per e
della sinistra d’Oltralpe.
Vorrà il socialismo francese
mutare linea politica, superare quel filo-liberismo di cui il PSF, con Hollande
e tanti altri dirigenti, si è fatto espressione e strumento? Il PS francese si
autoriformerà? Lo farà anche oltre l’attuale articolazione? Domande tutte
lecite a cui, al momento, nessuno è in grado di dare risposte né di prevedere
quali saranno gli sviluppi interni al partito dei socialisti francesi. In
attesa che le compagne e i compagni socialisti determinino e sviluppino i loro
ragionamenti è e resta importante comprendere come il compagno Mélenchon, in
forza del suo successo del 19,6%, modulerà le sue prossime mosse politiche.
Saprà “capitalizzare” politicamente questo risultato, proiettandolo a sinistra
oltre lo steccato delle diverse appartenenze?
Comunque la si pensi
adesso la “palla” è nel campo di Mélenchon e, del resto, nessuno può negare che
spetti a lui, in questa fase, dettare i temi dell’agenda politica a sinistra in
Francia.
In questo processo Mélenchon
saprà e vorrà includere anche il resto della sinistra francese, quella
rappresentata elettoralmente , in queste elezioni, da Philippe Poutou e da
Nathalie Arthaud e loro, a loro volta, sapranno fare sintesi?
La riconosciuta
capacità politica, nelle prossime settimane, sarà messa alla prova dei fatti,
come anche le diverse sinistre socialiste saranno chiamate, a loro volta, a
offrire una sponda all’iniziativa di Mélenchon. L’obbiettivo è e resta quello
di trovare una credibile, duratura sintesi politica ed organizzativa. Il
processo si avvierà? Riuscirà? Lo vedremo a breve.
Resta poi da tenere nel
giusto conto, a mio avviso,da sinistra, un
altro dato, ed è quello evidente di una destra estrema che elettoralmente oggi
raccoglie in Francia non solo il 21,53% della Le Pen bensì un più
ampio28,93& sommando insieme a quello della Le Pen il risultato (pari a
quello del PSF) di Dupont-Aignant e quelli più modesti di Asselineau e di
Cheminade. Tutto ciò significa che quasi il 30% dell’elettorato francese ha
radicalizzato a destra il proprio voto. Se poi aggiungiamo a questo il voto
centro-conservatore arriviamo ad un mera sommatoria di ben il 48,84%. Sono
numeri, gli uni e gli altri, che hanno il loro peso politico e che una sinistra
seria non può e non deve ignorare, oltre e al di là del prossimo risultato nella
sfida al ballottaggio tra Macron e la Le Pen.
Fabio
Cannizzaro
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