sabato 4 gennaio 2020

IL 2020, IL MONDO DELLA SCUOLA E LE SUE PROSPETTIVE…



Il 2020 vede il mondo dell'Istruzione, i suoi lavoratori, docenti e no, interessati da tutta una serie di novità ed annunci su cui sarà bene fermarsi a riflettere.
Partiamo dalla notizia, oramai certa, dello "spacchettamento" di quello che, fino a qualche giorno fa, era il Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) con la creazione di due distinti dicasteri, uno per l'Istruzione e l'altro per Ricerca e Università.
Già nell'immediatezza dell'annuncio i mondi scolastico ed accademico, come era naturale, si sono divisi trasversalmente in favorevoli e contrari allo "scorporo".
In realtà la mossa del Presidente del Consiglio, Conte è e resta ovviamente politica e tuttavia, anche al di là delle intenzioni reali o dichiarate, intercetta, comunque, una reale necessità.
Conte, a mio avviso, ha infatti ragione quando, nello specifico della questione, afferma che i comparti dell'Istruzione e della Ricerca e Università hanno logiche, esigenze e problematiche tra loro molto diverse.
Si tratta di una constatazione troppo a lungo sottaciuta dai vari, diversi governi che si sono succeduti in Italia negli ultimi due lustri.
Affermo ciò senza che questo significhi di per sé, in nessun modo è a nessun titolo, una condivisione della linea politica di Conte e del suo Esecutivo.
Il MIUR, i ragionamenti politici che portarono alla sua nascita erano, allora, il portato di una logica che, ahinoi, imperava trasversale, incontrastata nella politica bipolare degli inizi del Duemila.
Si credeva allora (e qualcuno lo pensa ancora) che fosse possibile, con un mero atto di volontà promosso dall'alto, ricondurre a perfetta unità due settori contigui ma né simili né equiparabili per interessi, bisogni, esperienze e necessità come Scuola ed Università e Ricerca.
Dieci anni di prassi politiche e gestionali, di esperienze hanno confermato i dubbi ed i timori di chi, allora, ammoniva temendo che la "liaison" avrebbe fatto propendere l'attenzione politico-burocratica verso gli interessi apicali del mondo accademico, privilegiandolo anche in virtù del suo stretto rapporto con la rappresentanza parlamentare a danno di Ricerca e Istruzione.
Ora giunge inattesa l'iniziativa del Presidente del Consiglio.
Potremmo lecitamente domandarci: Perché ora? Penso però sia, in questa fase, più importante concentrarsi su questa inaspettata opportunità per l'Istruzione, anzi per la Pubblica Istruzione facendo in modo che l'occasione non vada né persa né depotenziata o vanificata.
L'intervento politico, la spesa pubblica correlata legate allo "spacchettamento" del MIUR può restituire all'Istruzione pubblica una visibilità, una centralità persa, di fatto, in un decennio di "condominio coatto" con Università e Ricerca.
Importante sarà nelle prossime settimane, nei mesi a venire la reazione che verrà dal mondo sindacale scolastico e universitario. Ad oggi le reazioni di questi sono state tiepide per non dire timorose.
Come mai? Si è trattato solo di soverchia cautela?
È inutile nascondersi dietro un dito, la mossa repentina di Conte sta producendo già i suoi primi effetti anche sulle strutture, sulle articolazioni sindacali che, con il tempo, si erano adeguate, conformare al modello organizzativo del MIUR, stabilendo al proprio interno, nelle proprie burocrazie delicati, necessari equilibri.
La mossa dello scorporo, è inutile negarlo, spariglia, in alcuni casi, le carte.
Del resto qualsivoglia burocrazia, sia essa ministeriale o sindacale, vive i cambiamenti, specie se inattesi, con un misto di apprensione e malcelato fastidio.
Non dubito, però, che superata la sorpresa iniziale le migliori forze del sindacato scolastico sapranno cogliere le potenzialità favorevoli ai lavoratori, alle lavoratrici, ai cittadini nella restituita autonomia alla Pubblica Istruzione.
Da lavoratore, da sindacalizzato, da socialista, per mio conto, avverto questa come l'opportunità di riportare il dibattito sulle politiche scolastiche pubbliche, sul loro collegamento con l'azione sindacale e la "ratio" Costituzionale al centro dell'Agenda politica e sociale del Paese, liberandole dalla tutela callosa del mondo apicale dell'Università con le sue peculiari dinamiche.
Certo, scorporo o no, resta centrale, sostanziale la questione dell'individuazione delle risorse come bene sottolineava, qualche giorno fa, il segretario generale della FLC CGIL, Francesco Sinopoli.
È questo un passaggio imprescindibile e sul merito, concordo, occorre essere chiari, ragionando analiticamente anche a costo, se fosse necessario, di essere urticanti.
Chiediamoci: Le risorse per l'Istruzione pubblica come saranno, d'ora innanzi, assegnate e quantificate?
Mi chiedo, Vi chiedo: Non è che, in barba all'annunciato scorporo, si provvederà, invece, poi, all'assegnazione delle risorse per l’Istruzione, sic ed simpliciter, mantenendo la medesima, vecchia logica che ispirava le previsioni di quando c'era il MIUR?
Se la risposta è sì, allora, avremo la comprova che il cosiddetto "spacchettamento" era, di fatto, solo una boutade a esclusivo uso politico dell'attuale maggioranza di governo.
Se, invece, si provvederà in modo nuovo, originale e diverso allora il mondo della scuola potrà recuperare la sua portata, il suo senso costituzionale e liberarsi dall'abbraccio interessato di certo mondo accademico.
La scommessa è in campo anche se, poi, con il passare dei giorni, si aggiungono al quadro nuovi, altri diversi dati ed elementi.
Penso all'iniziativa mediatico-politica del segretario del PD sull'Istruzione.
Non esagero se dico che Nicola Zingaretti ha lanciato, vedremo poi gli esiti, una sua "campagna d'Inverno" fatta di quattro diversi, impegnativi item-promesse.
Il PD, parte dell'attuale maggioranza di governo, insiste su temi quali:

1) Formazione e stipendi più alti per gli insegnanti;
2) Edifici sicuri, belli e sostenibili;
3) Obbligo scolastico i 3 e i 18 anni;
4) Scuole aperte fino alle 18.

Sono punti di difficile attuazione ed alcuni in sé poco convincenti a ciò si aggiunga, inoltre, che il partito di Zingaretti non è nuovo a mirabolanti promesse sulla e alla scuola, dopo essere stato, in epoca renziana, promotore, lì sì concreto, della L. 107, vera e propria controriforma aziendalista, beffardamente definita “Buona Scuola", e mai, anche ora che Renzo è uscito dal partito, ripudiata.
Bene ha fatto, quindi, la FLC CGIL, il suo segretario generale Sinopoli, ad esprimere le sue titubanze e riserve rispetto al "model" zingarettiano.
Una agenda quella PD che non allontana la scia dal modello renziano e che giustamente la FLC definisce della " scuola azienda subalterna agli interessi di breve periodo del sistema produttivo".
Serve, invece, un ritorno ai valori, alle elaborazioni, all'esperienza che erano patrimonio della migliore tradizione socialista sulla scuola, ispirata da uomini come Tristano Codignola, donne e uomini che favorirono anche conquiste come la Scuola media unica degli anni Sessanta del secolo scorso.
Il progressismo prono al mercato ha fallito anche nel campo dell'Istruzione e vorrebbe ancora condannare il Paese a una scuola che è altro da quella pensata dai Padri Costituenti.
Noi socialisti non ci rassegniamo e continuiamo a, lottare, democraticamente, a viso aperto, per una scuola dei cittadini, laica, democratica perequativa e formativa.


Prof. Fabio Cannizzaro

Coordinamento Insegnanti Socialisti