Trovo infondate e inficiate da certa deteriore misogenia le
letture date, da taluni, delle dimissioni della premier scozzese, Nicola
Sturgeon.
C’è chi, infatti, prova ad accreditare le dimissioni della
Sturgeon dalla guida del Governo scozzese come frutto di una stanchezza, di
una sopraffazione insinuando che queste siano forse anche risultante del suo esser
donna e collegandole, a mo’ di volo pindarico, a quelle della leader neozelandese
Jacinta Adern.
Al netto di questi “lombrosismi” di genere è più verosimile
pensare che le dimissioni di Nicola Sturgeon abbiano cause e motivazioni
squisitamente politiche.
Basterebbe seguire la politica scozzese per cogliere quanto e
come la stella politica della Sturgeon, nella duplice veste di leader dello
Scottish National Party (SNP) e di First Minister, fosse, da tempo, appannata.
Lo SNP, mai come oggi, è dilaniato all’interno dei suoi
gruppi parlamentari tanto a Westminster quanto a Holyrood, da opposte,
confliggenti visioni politiche e, da tempo, lo scontento serpeggia nelle fila del
partito.
La narrazione che accreditava lo SNP come un partito
complessivamente “socialdemocratico” mostra le corde innanzi a scelte politiche
e legislative che sono catalogabili più come neo-Tory.
Lo SNP sconta tutta una serie di contraddizioni, molte delle
quali sono state ereditate inaffrontate dalla stessa Nicola Sturgeon.
A ben vedere il Partito Nazionale Scozzese, in 15 anni di
potere devoluto, non ha saputo mantenere politicamente e socialmente le
promesse fatte agli scozzesi.
Nei circa otto anni dell’era Sturgeon il partito ha mancato
(cosa in sé prevista e prevedibile) l’indizione del nuovo referendum sull’indipendenza,
il cosiddetto Indyref 2 ma forse ancor più si è nel tempo rilevato parte di
quell’Establishment che a parole dichiarava di poter e voler combattere, il
tutto mentre le condizioni di vita della maggioranza degli scozzesi
peggioravano.
Le dimissioni della Sturgeon non giungono quindi inattese e
ancor più non sono attribuibili al suo genere, sono semmai, invece, frutto di
evidenti contraddizioni politiche nel e del suo partito.
Fabio Cannizzaro