I dati politici che ci consegnano
le elezioni politiche svoltesi, ieri, in Spagna testimoniano certo di un Paese diviso
ma indicano anche che non solo non c’è stata la da più parti prevista e/o
auspicata vittoria del partito dell’ultradestra Vox ma addirittura possiamo
registrare un suo arretramento in termini di voti e seggi.
Questo dato, tuttavia, non è, a
mio avviso, la chiave di lettura più importante del dato elettorale spagnolo.
Come, infatti ignorare che l’azzardo di Pedro Sanchez è sostanzialmente riuscito.
Il suo partito, il Partido
Socialista Obrero Español, al Congreso è cresciuto ottenendo il 31,70% e
7.760.970 voti con un incremento netto di due Deputati rispetto alla passata
Legislatura mentre al Senado ha registrato un decremento fermandosi a 72
scranni rispetto ai 93 precedenti.
E tuttavia la scommessa di
Sanchez e in prospettiva, se così sarà, la sua riconferma passano anche per la pressoché
sostanziale riconferma della sinistra spagnola riunitasi nel cartello di SUMAR.
SUMAR ha ottenuto al Congreso il
12,31% e 3.014.006 di voti per un totale di 31 deputati e rappresenta l’alleato
naturale del PSOE.
Guidata dall’ex vice premier e
ministra Yolanda Diaz raggruppa in sé l’eredità delle esperienze politiche e
parlamentari di Podemos, Izquierda Unida, En Comú Podem, Compromís e Más
Madrid/Más País e indiretta di organizzazioni come Anova, Adelante Andalucia e
altri.
Ma Sanchez se vorrà trovare la
quadra dovrà rapportarsi e confrontarsi anche e soprattutto con i movimenti
indipendentisti e sovranisti di sinistra e progressisti di ERC, EH Bildu, BNG,
Junts, e EAJ-PNV.
Sono loro, in concreto, il vero
ago della bilancia dei nuovi rapporti di forza in seno al Parlamento e ai
Territori spagnoli.
Partiamo dai catalani
indipendentisti di sinistra di ERC, Esquerra Republicana de Catalunya, hanno
ottenuto al Congreso, sotto la guida di Gabriel
Rufián, 7 seggi rispetto ai 13 precedenti e tuttavia
restano uno dei perni imprescindibili per un qualunque progetto di governo per
Sanchez.
In crescita invece gli
indipendentisti baschi della sinistra abertzale di Euskal Herria Bildu in sigla
EH Bildu,che passano con i loro 333.362 voti e il 1,36 percentuale da 5 a 6
seggi al Congreso. Guidati dall’inossidabile Arnaldo Otegi aderiscono al gruppo
parlamentare europeo della GUE/NGL.
Ha confermato il suo seggio al
Congreso il BNG, Bloque Nacionalista Galego, organizzazione della sinistra
indipendentista galiziana oggi guidato dalla combattiva Ana Pontón.
Sette seggi, più che mai
importanti, sono andati anche ai catalanisti democratici di Junts, eredi
diretti del perseguitato ex Presidente della Catalunya, Carles Puigdemont i
Casamajó, e oggi guidati dall’empatica Míriam Nogueras.
Fondamentali anche i 5 seggi del Partido
Nacionalista Vasco - Euzko Alderdi Jeltzalea al Congreso e i 4 scranni al
Senado.
Da annotare, inoltre il flop,
della indipendentista CUP che rimane senza rappresentanza al Congresso dei
Deputati. Gli anticapitalisti, guidati dal giovane Albert Botrán, perdono, infatti,
i due deputati che avevano a Barcellona e a Girona vittime probabilmente di un
voto utile catalanista e indipendentista.
Il tema già centrale che diviene
ora a sinistra imprescindibile è quello del portare a soluzione la questione
delle Nazioni senza Stato interne alla forma Stato Spagna.
Certo i partiti al Congreso e al
SEnado espressione dei movimenti indipendentisti e sovranisti di sinistra hanno
fatto sapere che sono interessati a togliere agibilità politic alla coalizione
destrorsa tra PP e Vox e tuttavia cercheranno anche di ottenere concreti
vantaggi per le loro Comnità e nazionalità.
Del resto questo è uno dei temi
fondanti alla base dello stesso ripristino della democrazia nel dopo
franchismo.
Forse è tempo di portare queste
questioni a soluzione anche in nome dell’antifranchismo e dell’antifascismo.
Fabio Cannizzaro