lunedì 24 luglio 2023

SPAGNA: DIRE NO, DA SINISTRA, AL FRANCHISMO, AL CENTRALISMO E SÌ AL FEDERALISMO

 



I dati politici che ci consegnano le elezioni politiche svoltesi, ieri, in Spagna testimoniano certo di un Paese diviso ma indicano anche che non solo non c’è stata la da più parti prevista e/o auspicata vittoria del partito dell’ultradestra Vox ma addirittura possiamo registrare un suo arretramento in termini di voti e seggi.

Questo dato, tuttavia, non è, a mio avviso, la chiave di lettura più importante del dato elettorale spagnolo. Come, infatti ignorare che l’azzardo di Pedro Sanchez è sostanzialmente riuscito.

Il suo partito, il Partido Socialista Obrero Español, al Congreso è cresciuto ottenendo il 31,70% e 7.760.970 voti con un incremento netto di due Deputati rispetto alla passata Legislatura mentre al Senado ha registrato un decremento fermandosi a 72 scranni rispetto ai 93 precedenti.

E tuttavia la scommessa di Sanchez e in prospettiva, se così sarà, la sua riconferma passano anche per la pressoché sostanziale riconferma della sinistra spagnola riunitasi nel cartello di SUMAR.

SUMAR ha ottenuto al Congreso il 12,31% e 3.014.006 di voti per un totale di 31 deputati e rappresenta l’alleato naturale del PSOE.

Guidata dall’ex vice premier e ministra Yolanda Diaz raggruppa in sé l’eredità delle esperienze politiche e parlamentari di Podemos, Izquierda Unida, En Comú Podem, Compromís e Más Madrid/Más País e indiretta di organizzazioni come Anova, Adelante Andalucia e altri.

Ma Sanchez se vorrà trovare la quadra dovrà rapportarsi e confrontarsi anche e soprattutto con i movimenti indipendentisti e sovranisti di sinistra e progressisti di ERC, EH Bildu, BNG, Junts, e EAJ-PNV.

Sono loro, in concreto, il vero ago della bilancia dei nuovi rapporti di forza in seno al Parlamento e ai Territori spagnoli.

Partiamo dai catalani indipendentisti di sinistra di ERC, Esquerra Republicana de Catalunya, hanno ottenuto al Congreso, sotto la guida di Gabriel Rufián, 7 seggi rispetto ai 13 precedenti e tuttavia restano uno dei perni imprescindibili per un qualunque progetto di governo per Sanchez.

In crescita invece gli indipendentisti baschi della sinistra abertzale di Euskal Herria Bildu in sigla EH Bildu,che passano con i loro 333.362 voti e il 1,36 percentuale da 5 a 6 seggi al Congreso. Guidati dall’inossidabile Arnaldo Otegi aderiscono al gruppo parlamentare europeo della GUE/NGL.

Ha confermato il suo seggio al Congreso il BNG, Bloque Nacionalista Galego, organizzazione della sinistra indipendentista galiziana oggi guidato dalla combattiva Ana Pontón.

Sette seggi, più che mai importanti, sono andati anche ai catalanisti democratici di Junts, eredi diretti del perseguitato ex Presidente della Catalunya, Carles Puigdemont i Casamajó, e oggi guidati dall’empatica Míriam Nogueras.

Fondamentali anche i 5 seggi del Partido Nacionalista Vasco - Euzko Alderdi Jeltzalea al Congreso e i 4 scranni al Senado.

Da annotare, inoltre il flop, della indipendentista CUP che rimane senza rappresentanza al Congresso dei Deputati. Gli anticapitalisti, guidati dal giovane Albert Botrán, perdono, infatti, i due deputati che avevano a Barcellona e a Girona vittime probabilmente di un voto utile catalanista e indipendentista.

Il tema già centrale che diviene ora a sinistra imprescindibile è quello del portare a soluzione la questione delle Nazioni senza Stato interne alla forma Stato Spagna.

Certo i partiti al Congreso e al SEnado espressione dei movimenti indipendentisti e sovranisti di sinistra hanno fatto sapere che sono interessati a togliere agibilità politic alla coalizione destrorsa tra PP e Vox e tuttavia cercheranno anche di ottenere concreti vantaggi per le loro Comnità e nazionalità.

Del resto questo è uno dei temi fondanti alla base dello stesso ripristino della democrazia nel dopo franchismo.

Forse è tempo di portare queste questioni a soluzione anche in nome dell’antifranchismo e dell’antifascismo.

Fabio Cannizzaro