sabato 31 gennaio 2015

MATTARELLA FACTOR




DOPO L’ELEZIONE DEL NUOVO  PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA APPARE EVIDENTE CHE SI E’ OPERATO UN SOSTANZIALE  “RIALLINEAMENTO” DELLE POSIZIONI A SINISTRA CHE PONE LE FORZE DI SINISTRA SOCIALISTA NUOVAMENTE AL CENTRO DELL’AZIONE POLITICA E DELLA PRESENZA SOCIALE IN QUESTO PAESE, A PATTO CHE…



L’elezione a Presidente della Repubblica del nostro conterraneo Sergio Mattarella, cui auguro buon lavoro,  penso sia, come bene ha fatto a sottolineare  il compagno Isidoro La Spina,  un capolavoro di tattica di Renzi, che ha ottenuto vari, diversi  “risultati",  di breve o forse anche medio periodo, in una sola mossa.
Senza qui entrare nel merito della partita tattica giocata da Renzi e dai renziani, quel che mi preme, in questa sede, evidenziare è la questione di quale ruolo, in questa prospettiva, abbiano “accettato” di svolgere certi settori di sinistra di questo Paese.
Concordo con coloro che sostengono  che se Mattarella ha avuto il consenso e soprattutto i voti degli elettori presidenziali della sinistra parlamentare ( SEL e cosiddette sinistre PD) non è poi così scontato che il neo Presidente abbia raccolto consensi e gradimenti parimenti entusiasti  in tutta la sinistra.
E’ un dato che oltre e al di là del riconosciuto valore, personale ed umano, di Mattarella resta comunque un elemento su cui riflettere e confrontarsi.
Non si deve pensare che questa cesura sia frutto solo dei vecchi, noti posizionamenti politici della “gauche” nostrana.
Detto ancor più chiaramente i posizionamenti, a sinistra,  assunti per l’elezione di Mattarella a dodicesimo Presidente della Repubblica italiana mutano direi, irreversibilmente, il quadro interno alla sinistra italiana. Cerco di spiegare meglio il senso di questa riflessione.
E’ evidente che la scelta di Sinistra ecologia e libertà, del suo gruppo dirigente e del suo leader Vendola di votare, il candidato poi eletto, Mattarella sposta l’asse dell’iniziativa di SEL, di fatto, a prescindere da Mattarella, verso il centro dello schieramento politico.
E’ un dato direi oggettivo, dato che SEL  come già si intuiva dopo l’iniziativa di Human Factor ha scelto come suo interlocutore politico privilegiato il mondo, i settori delle cosiddette sinistre PD.
Senza gridare allo scandalo è questa però una valutazione tattica che ricolloca direi necessariamente SEL all’interno del quadro politico italiano.
Diversamente da altri non credo che questa scelta dipenda dalla modifica della soglia d’accesso parlamentare al 3%  fissata nell’Italikum come qualcuno ha un po' malignamente insinuato .
Questo “riallineamento” di SEL, finisce, però,  comunque la si pensi, per avere conseguenze direi certe  anche sul complessivo posizionamento e ruolo del socialismo italiano tout court di oggi e più ancora di domani.
Non sfuggirà a nessuno che all’interno del mondo socialista e segnatamente alla realtà politica in particolare del PSI giunge, adesso,  ai suoi ultimi esiti lo scontro di posizioni e prospettive interne al partito.  
Appare  evidente che il ruolo, accessorio ma pur sempre tatticamente utile, sin qui svolto da Nencini e la sua maggioranza interna al PSI che intendeva e posizionava il partito come “mosca cocchiera” del PD a sinistra perde senso e valore nonché interesse per i democratici  e il suo leader.
Quel “ruolo” politico, adesso, viene conquistato e assunto da SEL  che rispetto al PS nenciniano ha il merito di esercitare più e meglio, sia qualitativamente che quantitativamente,  questa “mansione cerniera” tra un PD neocentrista e una sinistra parlamentare se non parlamentarista.
Questo complessivo “riallineamento” non può non avere conseguenze anche per  quel che riguarda le sinistre interne al PSI,da tempo all’opposizione di Nencini.
E’ difatti  sempre più evidente che la “coabitazione” e la “convivenza” con i “nenciniani” è una camicia di Nesso sempre più  problematica e foriera, in prospettiva, di consumare, anzi logorare  slanci, militanze e analisi che da sempre sono state e sono la grande ricchezza delle sinistre socialiste.
L’imbuto politico-organizzativo si fa sempre più stretto.
Senza entrare nel merito di un travaglio che comprendo e rispetto è sempre più evidente che le sinistre del PSI sono, di fatto, innanzi ad una scelta  non più rinviabile dato che ne va della loro stessa esistenza ed essenzialità politica.
Fortunatamente, da tempo, i socialisti sia delle minoranze interne al PSI  sia quelli espressione dell’associazionismo socialista autonomo e  territoriale, come nel caso della Rete Socialista – Socialismo Europeo si stanno confrontando sulla prospettiva di dare corpo e sostanza a una casa della sinistra, nuova, originale e non solo socialista in chiave reducistica o identitaria.
 Un progetto che è in stato avanzato d’esecuzione  e che recentissimamente ha visto nascere, a Roma, presso il Circolo socialista della Garbatella, la FEDERAZIONE PER IL SOCIALISMO.
E’ questa dunque una prospettiva che anche alla luce dell’elezione presidenziale di  Mattarella, della svolta meneghina di SEL con  Human Factor finisce, di fatto, per spostare irreversibilmente a sinistra dello schieramento le forze di sinistra socialista e democratica.
E’ evidente, adesso, che a sinistra del PD, a prescindere da scelte , posizionamenti interni delle sua maggioranze e minoranze, senza cedere alle virtuali lusinghe di coordinamenti a doppia o plurima tessera, esistono a sinistra, da oggi,  due sole realistiche opzioni praticabili.
Una è quella post comunista incarnata da settori politico-culturali come quelli che fanno capo a Rifondazione comunista , alle forze della diaspora comunista  a gruppi come quello che ha poi prevalso nel cartello elettorale de  “L’Altra Europa” e a un giornale d’area qual è, l’ ottimo anche se non sempre condivisibile, “Il Manifesto”.
Ve ne è poi  un’altra di sinistra socialista di cui spero sinceramente la Federazione per il Socialismo possa divenire referente politico-organizzativo di sintesi.
Una sinistra questa rappresentata, in termini politici, culturali ed ideali, da settori come quelli dell’associazionismo socialista autonomo e territoriale,  della Rete Socialista – Socialismo Europeo, delle sinistre PSI, delle sinistre sociali e sindacali, di settori di sinistra democratica rappresentate da compagni come, ad esempio, Cesare Salvi nonché di tanti compagni e compagne senza tessere o affiliazioni.
Questa “variazione” di posizioni a sinistra ci pone, dunque, davanti a nuove, enormi responsabilità che dobbiamo onorare, prima tra tutte quella di aver chiaro che il nostro posizionamento politico è basato su Princìpi e Valori ideali non meno che su stringenti analisi sociali ed economicihe e deve parimenti tenere conto sia del fallimento, evidente, incontrovertibile del modello comunista sia delle vecchie prassi socialdemocratiche e di certe sue recenti, evanescenti varianti neoliberiste.
Fortunatamente le sinistre socialiste , in questo Paese, vantano elaborazioni, analisi che hanno posto all’attenzione del Paese , dell’opinione pubblica e della sinistra internazionale riflessioni come quelle di compagni quali  Rosselli, Faravelli o ancora di Riccardo Lombardi solo per citarne alcuni.
Sta a noi, dunque, accettare il ruolo di volano per il rilancio e la rigenerazione della sinistra in Italia, specie ora che sono state superate e risolte le ragioni della più che novantennale, sciagurata divisione delle sinistre nella Penisola.


Sempre e Più Avanti!

Sempre Socialismo!


Fabio Cannizzaro

venerdì 23 gennaio 2015

LA SPERANZA A SINISTRA PARLA GRECO?



Analisi del compagno  Fabio Cannizzaro  sul voto  e la situazione greca e ALTRO ANCORA…


Il voto in Grecia, di domenica prossima,  25 gennaio c.a., si carica di significati e valenze che vanno oltre il  già importante dato politico greco.
 Molti, a sinistra, pensano e considerano l’eventuale, probabile ed auspicabile vittoria del partito Syriza e del suo leader riconosciuto, Alexīs Tsipras, come un dato politico rappresentativo di una rinascita dell’iniziativa e della proiezione politica a sinistra per l’intera Europa e forse anche oltre.
E’ questa un’analisi del tutto condivisibile?
In Italia, nelle analisi che vanno per la maggiore nel nostro Paese, sembra essere invalsa l’idea che Tsipras sia una sorta di occasione per rilanciare, al netto di qualsiasi seria iniziativa, analisi, riflessione quando non “mea culpa” il punto di vista di alcuni settori della sinistra e segnatamente di quelli che si richiamano alla tradizione dell’area cosiddetta comunista.
Non ripeterò qui, in dettaglio, quanto, per noi socialisti, questa “interpretazione” della lotta e della prospettiva di Syriza sia una banalizzazione interessata della parabola politica e dell’elaborazione messa in campo dal partito di cui Tsipras è la guida.
In realtà se scostiamo da davanti ai nostri occhi le “lenti colorate” del mero interesse tattico a sinistra dobbiamo e possiamo tutti riconoscere che Syriza  ha assunto nella realtà ellenica una posizione condivisibile sui motivi e sulle possibili soluzioni della crisi che attanaglia il Vecchio Continente senza essersi mai candidata ad essere la “ridotta” degli eredi o successori del comunismo.
A ciò aggiungiamo, e per noi socialisti non potrebbe essere altrimenti, che in Grecia non esiste solo il fenomeno Syriza, agiscono, infatti, in terra ellenica,  anche altri movimenti  di sinistra, che al pari di Syriza meritano attenzione e rispetto,  come, ad esempio, la neonata Kinima o Movimento dei Socialisti Democratici di Ghiorgos Papandreu o ancora  il partito To Potami fondato da Stavros Theodorakis, senza dimenticare né sovrastimare il pur ancora ancora attivo Pasok o Partito Socialista Panellenico, il cui leader è  Evangelos Venizelos.
Pasok la cui credibilità è, però, in caduta libera, dopo l’alleanza “ pro rigore europeo” con il partito conservatore di Nuova Democrazia.
Tutti gli analisti danno, ad oggi, per scontata la vittoria di Syriza, che secondo i politologi , potrebbe addirittura arrivare a formare da sola, con un monocolore, il futuro governo greco.
Qualunque sia la portata della vittoria di Syriza, resta il fatto che in Grecia sembra volersi affermare, con chiara risolutezza, un nuovo, diverso modo di relazionarsi e confrontarsi con la crisi e cosa ancora più importante con i modi di affrontare questa crisi politica, economica, sociale e democratica che ha letteralmente travolto il Paese.
E’ auspicabile che Syriza e la sinistra greca  mettano in discussione le ricette neoliberiste messe in campo dall’apparato politico-burocratico europeo per affrontare una crisi, creata, a ben vedere, dalle stesse “logiche” che si vorrebbero utilizzare per risolverla.
E’ questa una evidente “contraddizione” che non possiamo, da sinistra, negare né tacere.
Bene fa, dunque, il partito di Syriza e con questo la sinistra greca  a porre in discussione le “ricette” dell’establishment politico, burocratico ed economico europeo.
Chiarito senza ombra di dubbio da che parte stanno e devono stare i socialisti oggi, in Grecia, in Italia in Europa e nell’Occidente è però evidente che il fenomeno Syriza, la sua visibilità riferita anche alla personalità e allo stile di Alexīs Tsipras, pone per noi italiani più che per i greci e la sinistra greca la necessità e per certi versi l’urgenza di riflettere sul progetto onde conoscerlo nella sua reale portata e comprendere se realisticamente questo può influenzare la nostra realtà come più in generale quella della globalizzazione capitalistica finanziaria.
Superata la “vulgata” di certi ambienti pseudomarxisti nostrani che provano a trasformare Syriza e Tsipras in “feticci” dietro cui celarsi onde non fermarsi seriamente a riflettere sui propri errori e le proprie inadeguatezze politiche e d’analisi, resta però, oggi la necessità di sostenere, senza infingimenti, la sinistra greca nella sua battaglia contro il liberismo vecchio e nuovo, baluardo di certi interessi finanziari rapaci.
In questa chiave una posizione equilibrata, condivisa e condivisibile è quella assunta, in Italia,  dai compagni e le compagne firmatari della petizione: “Sostegno alle posizioni di SYRIZA e della sinistra greca“ e promossa da INIZIATIVA 21 GIUGNO, originale momento di sintesi, incontro ed elaborazione della sinistra animata tra gli altri da un sempre puntuale Gim Cassano e a cui in tempi non sospetti ho dato, anch’io,  la mia personale attenzione ed adesione.
Voglio, nondimeno, cogliere l’occasione di questa riflessione per scrivere e ribadire che la sinistra greca, libera da condizionamenti vetero-ideologici di stampo marxista leninista , rappresentati da forme vetuste di organizzazione politica come quelle che ingabbiano il KKE, cioè il Partito Comunista Greco, si candida a vincere , in virtù di analisi che per quanto i compagni di Rifondazione Comunista, de “Il Manifesto” o settori della lista L’Altra Europa pensino, sono frutto non della elaborazione pseudo marxista, neo o post comunista, ma più e meglio sviluppatasi nelle lotte sindacali e sociali e cresciuta all’ombra di  una elaborazione che possiamo definire di “sinistra socialdemocratica e plurale”.
Mi spiego ancor meglio. Questo tipo di  analisi, sono frutto di lotte e  osservazioni su cui i l movimento sindacale e le sinistre socialiste europee si misurano da tempo  e su cui, in larga misura, per lo più concordano.
Occorre, più che mai, attualmente, avere chiaro che, in Europa e non solo, soprattutto le sinistre socialiste riflettono parimenti sia sul fallimento palese, evidente, incontrovertibile dei vecchi paradigmi ed analisi comuniste o neo tali sia  su certe declinazioni e interpretazioni della socialdemocrazia classicamente intesa come anche delle sue esauste varianti blairiane e  schröderiane, di stampo neoliberista che hanno dato pessima prova di sé.
Posto ciò oggi, necessariamente, aggiungerei, l’analisi socialista e democratica europea, e quindi anche quella italiana, non passa più per la vecchia concezione della socialdemocrazia come mera, esclusiva mediatrice e divulgatrice di benessere materiale in conto del capitalismo moderato o moderabile, quanto in una nuova prospettiva, che in Italia, abbiamo già conosciuto, attraverso le analisi anticipatrici e profetiche di un socialista a-marxista e a-comunista quale fu Riccardo Lombardi. Analisi come quelle proposte da Tsipras richiamano, per certi versi, i temi, le analisi e le prospettive di Lombardi, ovviamente aggiornate ai tempi e alla realtà greca ed europea d’oggi.
Anche noi socialisti democratici, noi sinistra del socialismo italiano auspichiamo, dunque, senza se e senza ma, la vittoria di Syriza e della sinistra greca, che può segnare un “punto di svolta”.
 Occorre però esser chiari una cosa è riconoscere un valore alle lotte e alle analisi di Syriza e della sinistra greca un’altra cosa sarebbe assumere acriticamente queste analisi e la vittoria presumibile che ne discenderà come una deterministica “cartina di tornasole” , che basti seguire pedissequamente per giungere alla vittoria della sinistra in Italia o altrove.
I settori che  pensano così, non a caso,  sono quelli più intellettualistici e pseudo marxisti cui accennavo criticamente prima.
Intendiamoci, dunque, la sinistra deve sostenere, oggi e più ancora da lunedì, Syriza, le sinistre greche e l’eventuale governo greco che “capitalizzerà” questa vittoria elettorale, ma non dobbiamo né possiamo pensare che Alexīs Tsipras o gli altri leader di sinistra greca ci possano dispensare o assolvere dalla necessità di una lotta ed una elaborazione politica che in Italia, specie a sinistra, complessivamente,  latita da tempo.
Da socialisti, dunque, non crediamo che la sinistra europea debba solo parlare greco ma più compiutamente saper parlare tutte le lingue e i dialetti dei nostri tanti Territori e Paesi.
Auspichiamo, inoltre, che si realizzi una ampia coalizione di sinistra in Grecia e che attraverso questo incontro e lavorio politico sia possibile arricchire la proposta politica per le  provate genti elleniche.
Trovo poi da socialista molto interessante che il leader di Kinima cioè del nuovo Movimento dei Socialisti Democratici sia quel  Ghiorgos Papandreu che è anche, attualmente, presidente dell’Internazionale Socialista.
Internazionale che è noto a tutti i socialisti, vive momenti di aspra “dialettica” con l’altra organizzazione sovranazionale del socialismo, in questo caso europeo, che è il PES, il Partito Socialista Europeo.
E’ , dunque, mio auspicio, che il compagno Ghiorgos Papandreu, insieme a tutte le sinistre socialdemocratiche e laburiste d’Europa sappia porre il PES davanti al problema di aver rappresentato e rappresentare al momento uno dei sostegni operanti delle logiche neoliberiste in Europa.
Occorre, pertanto, ricordare ai compagni del PES che se questa organizzazione  non saprà uscire dalle sue “antinomie”, si dovrà e potrà porre,  anche  perché no con il sostengo dell’Internazionale Socialista,  la questione della nascita di una nuova, più coerente organizzazione del Socialismo militante  di sinistra in Europa.  

Fabio Cannizzaro



lunedì 19 gennaio 2015

DALLA SICILIA: UNA RIFLESSIONE SUI MOTIVI PER CUI NASCE LA FEDERAZIONE PER IL SOCIALISMO



La notizia non ha avuto lo spazio mediatico che meritava.  Sabato scorso, 17 Gennaio, a Roma, in un luogo evocativo quale il Circolo Socialista della Garbatella si sono riuniti i rappresentanti di varie realtà organizzate ed associative socialiste presenti sul territorio italiano che hanno deciso di fondare una nuova e originale organizzazione politica: la Federazione per il Socialismo.
Lo stesso nome indica con chiarezza e senza fronzoli quale sia lo scopo di questa nuova realtà politica. L’impegno è quello di lavorare, senza tatticismi o infingimenti, alla rinascita culturale e politica e alla riorganizzazione di una sinistra democratica  in Italia, che faccia sintesi di diverse culture ed esperienze radicate a sinistra a partire da quella socialista ma non limitandosi solo a questa. La volontà di favorire una reale, praticata sintesi a sinistra, per offrire una rappresentanza a tutti coloro che, uomini e donne, non si riconoscono e non possono riconoscersi più nelle politiche ondivaghe del Pd.
La nuova organizzazione politica vivrà, da adesso, una fase febbrile che vedrà impegnati i promotori , le loro formazioni di provenienza, i militanti interessati a strutturare nei territori, stavolta in chiave federalista ed autocentrata, il nuovo soggetto politico. 
In questa fase si è deciso, per la sua esperienza organizzativa di chiedere al compagno Giovanni Rebechi di svolgere il compito nevralgico e non facile di coordinamento delle attività della Federazione.
Nel merito, con un occhio alla Sicilia, abbiamo chiesto al compagno Fabio Cannizzaro, che di questa esperienza, sin dalla fase embrionale, e stato un convinto sostenitore e promotore di spiegare a noi de Il Socialista Sicilianoil senso della neonata Federazione per il Socialismo .
***
Anticiperò, da me, subito,  una obiezione che, sicuramente, c’è da giurarci,  ci verrà  mossa spesso,  nelle prossime settimane: C’era davvero bisogno di una nuova organizzazione politica a sinistra?
Risponderò subito di sì. E spiego il perché di questa necessità che si è mutata nel tempo in urgenza.
Le scelte, le decisioni maturate dall’attuale gruppo dirigente Pd, la decisione di procedere a collocare, di fatto, il grande partito erede e sintesi degli ex DC e dei post-PCI, in uno spazio politico socialmente sempre più moderato hanno avuto ed avranno ancora, necessariamente, ripercussioni su tutta la sinistra di questo Paese.
Ciò è ancor più inquietante in Sicilia dove le manovre, i riallocamenti “romani” si confrontano e si riverberano, pedissequamente, anche su una politica isolana sempre più incapace e succuba di quella romana, di cui la sintesi è oggi l’evanescente quanto supponente, governo Crocetta.
A ciò si aggiunga la scelta, per noi infausta e miope, del gruppo dirigente e della maggioranza interna del PSI di appoggiare senza riserve, anzi con entusiasmo, le scelte del Pd e il sostanziale frustrato immobilismo di quell’area post comunista che non è riuscita, ad oggi, ad uscire dai vecchi recinti identitari ed organizzativi. Tutto ciò ha generato complessivamente  una assenza di proposta e presenza politica e nessuno ha saputo dare credibilmente  voce ai bisogni e alle esigenze dei lavoratori e dei settori deboli e svantaggiati del Paese.
Questo vulnus sta producendo un effetto distorto per cui il Pd, le sue politiche leggono questa debolezza come un avvallo alle proprie scelte. Noi , come chiunque sia di sinistra, non possiamo certo accettare una simile “logica”.
Ecco perché in tanti ci siamo interrogati su cosa avremmo dovuto e potuto fare per interrompere questo “andazzo”.
Noi, qui in Sicilia, che abbiamo partecipato al progetto politico rappresentato dalla Rete Socialista- Socialismo Europeo abbiamo portato e profuso la nostra energia, le nostra analisi e la nostra convinzione al progetto  sostenendo attivamente che la sinistra isolana, al pari di quella italiana, potranno ritrovare una centralità solo se sapranno riavvicinarsi ai bisogni dei ceti deboli e dei lavoratori e se faranno ciò muovendo, anche in termini organizzativi, da una logica federalista, in grado di dare rappresentanza alle diverse storie, culture e tradizioni della sinistra di questo Paese dal Süd Tirol alla Sicilia.
La Rete, però, è stata pensata e realizzata per avere un ruolo transitorio, necessariamente temporaneo, rappresentando scientemente un’ occasione d’incontro, confronto , collegamento e coordinamento tra realtà territoriali che però possono, anzi devono, più che mai, coordinare i propri percorsi territoriali in una iniziativa politica di sinistra  più ampia, coordinata, credibile e coordinata.
Ecco perché noi siciliani della Rete Socialista- Socialismo Europeo abbiamo, da subito, sostenuto l’idea di una iniziativa più amplia, avanzata che portasse alla creazione, finalmente,  di un nuovo soggetto politico.
In questo senso è andato, appunto, il mio intervento all’incontro promosso dalla Rete, a Roma, lo scorso 15 novembre 2014. Ebbi modo lì di dire che noi dovevamo andare oltre la Rete non perché la rete avesse fallito ma proprio perché questa stava indicando una strada che può ridare speranza alla sinistra di questo Paese. Adesso è arrivato il tempo delle scelte!
Ogni compagno, ogni compagna, le realtà associative cui questi appartengono e in cui militano  si trovano ora  a dover scegliere cosa vogliono fare. 
Davanti ad ogni Circolo socialista, Associazione, o compagno  si aprono oggi due strade. 
Si può decidere di proseguire il proprio impegno limitandolo a un lavorio politico-culturale  o si può decidere di allargare, sempre muovendo dalle nostre realtà, il quadro e la portata politica del nostro impegno.
Qualunque sia la scelta ben si comprende che l’una strada non è compatibile con l’altra.  Nessuno nega che la decisione a cui siamo chiamati non è  certo facile.
Molti di noi vengono da storie personali, politiche diverse, tutti però siamo accomunati dalla maturata convinzione che occorra dare forma e rappresentanza ad una forza organizzata di sinistra  democratica, che agisca oltre ed al di là delle scelte di quel “catch all party” che è il Pd la cui vocazione e sempre più centrista e essenzialmente a-progressista.
Né visto lo stato delle cose possiamo certo permetterci di restare in attesa delle decisioni di quei “pallidi eroi metastasi ani” che sono i dirigenti delle sinistra, vere o presunte, del Pd. Una simile attesa non ci verrebbe perdonata dai lavoratori oggi sottoposti dal governo Pd ad un attacco senza precedenti che mira a sottrarre a loro e quindi alla società civile tutta una serie di diritti sindacali e sociali  acquisiti in anni di lotte democratiche.
Muovendo da questa consapevolezza e certi che se la sinistra vuole recuperare senso e quindi centralità deve superare le vecchie divisioni frutto di stratificazioni legate e alle appartenenze e a certi personalismi, spesso incomprensibili , da tempo grazie all’impegno di tanti si è iniziato a riflettere e discutere su come fosse possibile fare dialetticamente “sintesi”.
Ognuno di noi ha portato in questo dibattito le proprie idee e le proprie intuizioni.
Non sono mancate asprezze e/o incomprensioni, che in alcuni casi resistono ancora, spingendo compagni, di indubbio valore, a frenare, senza però fermare il processo che ha portato ora alla nascita della Federazione. Il processo, difatti,  non può e non deve interrompersi, pena la stessa scomparsa della sinistra dal quadro sociale e politico del Paese e dei nostri Territori, delle nostre Realtà.
La scelta moderata perseguita dal Pd “a trazione renziana” apre a noi della Federazione per il Socialismo, come espressione possibile di una sinistra nuova, volutamente “meticciata”,  uno spazio politico vuoto, in sé ampio, ovvero quello che le sinistre identitarie  ex PCI  o simil tali hanno abbondantemente dimostrato di non saper presidiare, perse come sono nella nenniana ricerca della “purezza epurante”.
Noi senza discriminare nessuno, alcuna tradizione o esperienza, diciamo però, che occorre muovere in modo diverso, esaltando, non smetterò di ripeterlo, le ragioni del necessario incrocio tra le nostre esperienze e tradizioni.
Io da socialista e federalista dico che la Federazione per il Socialismo non dovrà essere,  non potrà essere un momento aperto solo o soltanto ai socialisti anagrafici. Se così fosse saremmo destinati a fallire e a trascinare con noi nel nostro fallimento gli interessi e i bisogni di lavoratori e deboli di questo Paese.
Oggi del resto se ci fermiamo a riflettere, cosa che abbiamo fatto, lungamente, noi nella Rete Socialista- Socialismo Europeo, sulle necessità e contingenze del presente scopriamo che è l’intero quadro delle relazioni economiche, sociali e politiche ad essere cambiato in chiave non solo italiana ma europea e globale.
Di fronte a questa evidenza che si è fatta sempre più emergenza sociale una sinistra credibile e non parolaia o peggio salottiera deve mettere in campo soluzioni all’altezza delle aspettative dei ceti che rappresentiamo che oggi sono l’intero spettro dei lavoratori, senza esclusioni, dei disoccupati e dei deboli della nostra società.
Ha dunque poco o nessun interesse assistere a “querelle” a sinistra  come quelle seguite all’elezione di una rappresentanza italiana con la lista L’Altra Europa con Tsipras. Elezione di misura che ha scatenato un “delirio di impotenza” tra i diversi eredi delle “confessioni” post comuniste di questo Paese, delegittimando le loro sempre soluzioni, basate su analisi vetuste quanto antiche.
Del resto le ragioni storiche della divisione della sinistra italiana si sono consumate nel combinato disposto e del fallimento storico del modello del socialismo reale di marca sovietica e nell’implosione del modello di rappresentanza partitica, riduttivamente,  noto come “Prima Repubblica”.
Posto ciò occorrerebbe tornare ad uno spirito che potremmo definire delle origini, in cui la rappresentanza del socialismo e della sinistra , trovavano sintesi bastevole bastante in una unica organizzazione politica che allora era il PSI.
Oggi è di tutta evidenza che occorre a rideterminare le condizioni possibili per creare questa nuova organizzazione politica a sinistra, dato che nessuna di quelle esistenti hanno mostrato capacità e volontà di assumere questo ruolo di unificazione. Per questo scopo, oggi, nasce la Federazione per il Socialismo.
E’ questa analisi che può contribuire a rendere chiaramente identificabile la Federazione ad un bacino sociale ed elettorale abbastanza largo che non ha tempo o interesse per le dispute tra le osservanze “funeraliste” di certe osservanze sinistrorse e che invece cerca tutela e rappresentanza a sinistra.
Ragionare in questa prospettiva  significa dunque riflettere sul futuro del Paese e farlo non abbandonando questa riflessione alle solita Upperclass, politico-burocratica ed economica, centralista e immarcescibile, che governa il Paese da troppo tempo in forma consociativo- cooptante.
Il nostro impegno come Federazione per il Socialismo ha, dunque,  tre diverse, contemporanee valenze. Una prima più squisitamente politica, una seconda di prospettiva storica e una terza di natura socio-economica. Ciascuna delle tre necessità delle altre per restituire al progetto della Federazione la sua più reale e concreta portata.
Se così non sarà si porrà a lungo nel Paese, e nei Territori, l’anomalia dell’assenza di una sinistra democratica in questa Italia repubblicana del XXI secolo.
Il compito che ci attende non sarà dei più facili, nessuno pensi o speri di poter sostituire il duro lavoro politico con oleografie di un passato mitizzato. Le sfide che ci attendono oggi sono nuove come i tempi che siamo chiamati a vivere ed è bene ricordare che non esistono soluzioni antiche che si adattino, di per sé,  alle dinamiche sociali, economiche e politiche dell’oggi.
Chiarito ciò penso sia altrettanto utile precisare che questo sforzo di sintesi, che io amo definire “meticciamento”, non richiede a nessuno di noi di rinunciare ai propri ideali, alle proprie tradizioni.
Io sono e resterò, ad esempio, orgogliosamente legato alla tradizione socialista, autonomista e democratica e parimenti federale del socialismo siciliano. Fare sintesi, infatti, non significa perdere se stessi ma inverare ciò che siamo in una sintesi feconda, originale ma senza smemoratezze o vaghezze.
Vorrei infine poi chiarire che il nostro modello organizzativo come Federazione per il Socialismo, facendo tesoro anche di tanti errori maturati negli ultimi 120 anni dal movimento, dovrà essere necessariamente federale, forte del consenso e della vicinanza ai Territori, non come espressione del campanilismo, ma semmai, più e meglio, delle diverse tradizioni storico-popolari di Territori ricchi di culture ed identità quali sono quelli della Penisola.
In questo breve intervento spero di aver sintetizzato cosa noi socialisti autonomi siciliani fino ad oggi organizzati nella Rete Socialista e da oggi convintamente parte della Federazione per il Socialismo intendiamo nello sposare questo progetto politico-organizzativo per portare, da sinistra, prosperità e felicità alla Sicilia in chiave del nostro impegno complessivo ed apertamente Europeo ed internazionalista.


Viva la Federazione per il Socialismo!

Viva il Socialismo!

Viva la Sinistra!


Fabio Cannizzaro