Una sincera
attenzione per il presente ed il futuro della Sicilia è una precisa
responsabilità politica per una sinistra che vuole rappresentare il
cambiamento, l’alternativa di e al sistema vigente tanto consociativo quanto
neo coloniale e liberista.
È nostro dovere, da
donne e uomini di sinistra, dare risposte ai legittimi bisogni delle classi
lavoratrici e popolari siciliane.
Il nostro non può e
non deve essere però un impegno meramente elettorale o peggio elettoralistico
quanto semmai concretamente sociale e politico.
Deve essere a tutti
e tutte chiaro, infatti, che i prossimi mesi ed anni segneranno indelebilmente
quale sarà verosimilmente il futuro dei siciliani per i prossimi venti,
trent’anni.
Sinceramente da
uomo di sinistra siciliano sono poco interessato al futuro metafisico della
Sicilia, inteso prevalentemente in chiave d'entità metafisica e/o meramente nazionale.
Mi interessa e
preme di più invece il futuro materiale, concreto di tutti coloro che in
Sicilia vivono e operano e tutto ciò prescindendo da purismi etnici e/o di
nascita.
È questo un
approccio sicilianistico?
Sinceramente le
etichette mi interessano poco, ritengo semmai che da uomini e donne di
sinistra si debba operare, senza tatticismi o infingimenti, per portare
finalmente a soluzione l’annosa, concreta Questione siciliana.
Se non saremo in
grado come sinistra di superare vecchi pregiudizi, se non guarderemo
all’essenza più profonda e di classe dei bisogni della maggior parte dei
siciliani allora saremo condannati, giustamente quanto inevitabilmente, alla
inessenzialità politica e sociale.
Vogliamo questo?
Non è più il tempo
per soluzioni mediative, pasticciate e politicistiche prese nei in conciliaboli
che fanno riferimento ad equilibri romani tanto instabili quanto virtuali.
Dobbiamo riassumere
il nostro ruolo sociale e di lotta.
Occorre farlo
superando vecchie categorie politico-organizzative e ribadendo in modo
autocentrato che può oggi esistere solo un tipo di sinistra ovvero quella in
grado di incidere e di sostenere i bisogni e le aspirazioni dei deboli e dei
lavoratori siciliani.
Idee antiche volte
ad accreditare differenze o differenziazioni tra “riformisti” e “massimalisti”,
tra “socialisti” e “comunisti” rappresentano, al netto, solo una narrazione
oggi più che mai autoreferenziale quanto inesatta.
Occorre inoltre, in
Sicilia come del resto altrove, rigettare, come inessenziale, la pseudo categoria
del cosiddetto “centrosinistra”.
Prospettiva tanto
fittizia quanto usurata e che non esprime più alcun reale contenuto di senso
politico.
Chi può e deve
oggi, in Sicilia, assumersi l’onere di formulare una proposta politica di
sinistra e d’alternativa?
È evidente che
essendo screditati i partiti e movimenti che sostengono posizioni anti autonomiste
e vocate a ripetere ad infinitum errori
consociativi, centralisti e di pseudo centrosinistra serve adesso una
prospettiva d’insieme, una capacità attiva di presenza e proiezione politica
non indifferente che può e deve coinvolgere tutti coloro che credono in una
proposta siciliana autocentrata di sinistra d’Alternativa.
Questo sforzo però
non può e deve risolversi solo in una pur necessaria, utile riperimetrazione
della sinistra odierna occorre andare oltre ed aprire il campo dell’Alternativa,
che prevede la soluzione della Questione siciliana, a tutti quei settori dell’area
cosiddetta siciliana che guardando anch’essi a sinistra siano tendenzialmente federalisti, autonomisti e/o legati ai settori del nazionalismo isolano progressista e/o di classe.
Questa scelta non
può e non deve scandalizzare nessuno dato che in concreto rappresenta semmai un
riallineamento a una tradizione propria del movimento operaio e socialista
isolano e mai sopita o scomparsa.
Avremo tutti noi la forza di compiere questo “réalignement”?
È questa oggi la scommessa vitale che coinvolge
la sinistra siciliana che su questo scommette la sua esistenza e quindi la sua
essenzialità sociale e politica.
Fabio
Cannizzaro