L’impegno per
il NO alla “riforma”costituzionale che stiamo profondendo come Risorgimento
Socialista della Sicilia ha ragioni d’ordine generale, condivise dalla Valle d’Aosta
al Molise, ma non vuole e non può sottacere ragioni d’ordine peculiare, proprie
della realtà, del vissuto della nostra Sicilia.
Si parla
poco, troppo poco degli effetti che la vittoria del Sì potrebbe produrre sull’assetto
politico ed istituzionale della Sicilia e quindi sui diritti dei Siciliani, di
tutti i Siciliani.
Se dovesse
vincere il Sì, infatti, si passerebbe ad
una concreta abrogazione d’ogni guarentigia e prerogativa statutaria. Gli effetti
non sarebbero solo politici o limitati
come vorrebbero farci credere alla “casta” ed ai suoi “clientes”,anzi i
contraccolpi sociali sarebbero avvertiti soprattutto dai cittadini.
Schierarsi
per il NO in Sicilia significa anche lottare contro la disarticolazione dei
propri diritti politici, economici e sociali.
Di fronte ad
una volontà neocentralizzatrice e concretamente, dichiaratamente antimeridionale dell’attuale Governo romano i
Siciliani potrebbero e dovrebbero attendersi l’intervento del Governo
regionale, dell’Assemblea Regionale Siciliana, della gran parte della classe
politica isolana. Nulla di tutto ciò,anzi!
A ben vedere
il Governo regionale, la sua maggioranza parlamentare e politica hanno ceduto
su tutta la linea ed abbandonato ogni soverchio ritegno.
È di queste
ultime settimane l’accordo siglato dal
Governo di Palermo con quello di Roma con
cui l’Esecutivo regionale rinuncia a 7 miliardi l’anno in cambio di soli 500
milioni senza altra reale contropartita. Siamo davvero dinnanzi alla
concretizzazione della parabola gramsciana del castoro.
Questa
decisione è di fatto una occulta rinuncia alle prerogative statutarie che però
non possono essere abrogate sebbene obliate in quanto saggiamente sono state
costituzionalizzate, ecco dunque che solo dopo aver disarticolato la
Costituzione si potrà eliminare anche l’odiata Autonomia Siciliana con la sua
esatta, quanto inapplicata, scansione dei diritti dei Siciliani.
Anche e
soprattutto per questi motivi le donne, gli uomini di Sicilia e segnatamente
coloro che non appartengono alla casta, i lavoratori, i cittadini onesti ed
antimafiosi devono dire NO alla cosiddetta “riforma” costituzionale del Governo
che vorrebbe ricentralizzare il Paese, sottrarre spazio di concreta
autodeterminazione alle popolazioni per ricondurre spese e scelte politiche al
Centro romano.
Per questo
motivo dobbiamo dire NO e votare NO alle “riforme” costituzionali, quando ce ne
daranno modo ed occasione.
Fabio Cannizzaro