Il voto per le primarie statunitensi nello Stato dello
Iowa conferma, in campo democratico, il buon risultato del senatore socialista Bernie
Sanders, che è stato sconfitto solo per un soffio dalla ex first lady e
favorita per il ticket dem, Hillary Clinton. L’importanza del risultato di
Bernie risiede, tuttavia, a mio avviso, non tanto o solo, nel risultato in sé,
quanto in un elemento ben più importante ovvero la capacità di Sanders di “sdoganare”
il socialismo democratico agli occhi di un’ampia fascia dell’opinione pubblica
statunitense.
Con la scelta, non scontata, di concorrere per la
nomination democratica per la corsa presidenziale, Sanders sembra aver iniziato
ad incrinare l’ingiusta quanto falsa equiparazione, tout court, tra socialismo
e comunismo negli Stati Uniti d’America.
Bernie attraverso un’oculata campagna ha potuto
mostrare e dimostrare che essere socialisti democratici negli States non è solo
una questione ideologica quanto un mix composito d’idee, valori, programmi che restituiscono
al socialismo a stelle e strisce un’agibilità sociale e politica troppo a lungo
sottrattagli. La possibilità di restituire una piena agibilità, libera dalle
ipoteche caricaturali, cui suo malgrado dal secondo dopoguerra lo condannò la parificazione,
errata e ambigua, con il comunismo statunitense, allora, fortemente
filosovietico è un dato centrale, ineludibile nella vita politica degli U.S.A. Voglio essere chiaro, ritengo che l’ancora
non esaurita parabola elettorale sandersiana abbia un valore ed un senso non
solo interno, statunitense ma ben più generale. Provo a spiegare meglio cosa
intendo.
Appare evidente, anzitutto a noi socialisti, che il
socialismo democratico, la socialdemocrazia, di tradizione e prassi europea, vive
una profonda crisi, diversa ma non dissimile dalle difficoltà che vivono e
subiscono anche altri settori della sinistra europea. Questo malessere in seno
alla socialdemocrazia è un frutto composito dettato da diversi ordini di
fattori, interni ed esterni.
Se da un canto è evidente che il Socialismo e
segnatamente quello europeo oggi rappresentato dal PES non ha pienamente saputo
analizzare prima e provare a risolvere poi i temi, le urgenze ed i bisogni che
la società, i suoi lavoratori, i settori sociali più deboli e meno tutelati
vivono anzi subiscono. I gruppi dirigenti socialisti europei ancora indugiano su
analisi e prassi proprie di quella stagione non esaltante del socialismo che
sommariamente potremmo definire, blairista. Una fase quella in cui si pensò
fosse possibile la quadra del cerchio, ovvero che potessero convivere e
conciliarsi insieme il liberismo, per lo più inteso come spregiudicata
declinazione del capitalismo finanziario, e il socialismo democratico
considerato latamente come portatore di esigenze, molto generiche, di stato
sociale. Tutto ciò ha mostrato, a chi
vuol vedere, tutti i suoi limiti in Europa come altrove. Oggi comunque la crisi
del socialismo democratico, della socialdemocrazia non è frutto solo di questo “scontro”
quanto dettata anche dal fatto che l’azione socialista e democratica deve, da sé,
qualunque sia la valutazione sul suo ruolo e sulle sue prospettive, essere
conscio che la tradizionale idea che i socialisti debbano e possano lavorare,
come in passato, solo o soprattutto a garantire una mera, quasi automatica,
ridistribuzione contrattata e/o consociativa, del benessere capitalistico. Quest’
analisi appare, infatti, nel nostro tempo, insufficiente a leggere, in toto, la
realtà.
Oggi iniziative come quella di Bernie Sanders negli
U.S.A. o quella, seppure diversa nelle forme e modi, nel Regno Unito di Jeremy
Corbyn testimoniano di un socialismo democratico, di ampi settori di sinistra
socialdemocratica che ovunque operano e lavorano per ridefinire e rideterminare
il senso di una sua azione e di una propria presenza. In tale prospettiva si muove, anche
in Italia, Risorgimento Socialista che è nata appunto per questa come
organizzazione politica e che in tale chiave opera.
Guardiamo quindi al percorso di Sanders non alla
ricerca di “modelli” di riferimento quanto, più e meglio, in una logica
orizzontale, di confronto tra tutti i gruppi, movimenti e settori del
socialismo democratico che nel Mondo lavorano a restituire prospettiva ai
principi e ai valori, per noi insuperati e insuperabili, del Socialismo. Buon
lavoro e ” in bocca al lupo”, dunque, al compagno Sanders e con lui a noi tutti
dalla Sicilia, all’Italia a Francia, Spagna, Regno Unito, Stati Uniti d’America,
America del Sud e ovunque nel Mondo.
Socialismo Sempre!
Fabio Cannizzaro