Quanto
accade in questi giorni, in queste ore, in Grecia pone ed impone a chi
è, a chi si dice socialista una serie di interrogativi etici e
politici.
Noi
siamo schierati, senza infingimenti, dalla parte di coloro che
credono che le scelte portate avanti dal Governo greco siano una
risposta dovuta e per nulla “estremista”
o “radicale”
ad un diffuso, non sostenibile andazzo economico-finanziario e ad una
interpretazione “eretica” del senso e dello spirito federalista
europeo.
Una
scelta quella nostra, come compagne e compagni impegnati per il
Risorgimento Socialista, che è coerente
con la storia e la migliore tradizione del socialismo peninsulare.
Ci
rendiamo conto, tuttavia, che il campo del socialismo europeo, e
anche quello italiano, è, oggi,
attraversato e
devastato dalla tentazione di taluni di “appiattirsi”
su posizioni a supporto dell'attuale, iniquo sistema economico
finanziario.
Un
modello , questo, che
se accettato finirebbe
per mortificare
e svilire
le spinte europeiste dei
socialisti riducendo la
nostra
presenza e il nostro
impegno ad
un ruolo “ausiliario”
rispetto alle scelte
prese dal sistema
sperequativo vigente. Tutto
ciò è inaccettabile!
Noi
non possiamo , non dobbiamo lasciare a questi “socialisti
liberisti” la
rappresentanza politica delle aspirazioni federaliste che
furono di compagni come Colorni
né tantomeno
la rappresentanza
e la guida
della lotta dei lavoratori in
Italia come nel resto dell'Unione.
Deve
essere ben chiaro che nessuna
“salvezza” per l'Europa,
per i Cittadini,
per i Lavoratori,
italiani ed europei, potrà venire dal liberismo, dal neo
finanziarismo, dal verbo monetarista.
Questa
è una evidenza che come socialisti non ci sfugge. E
che non dobbiamo stancarci di sostenere e proclamare!
Taluni
dicono che assumendo questa posizione, coerente si badi bene con i
nostri valori e principi, noi ci collochiamo vicini alle sinistre
radicali, ai “comunisti”.
A
questi custodi della altrui ortodossia provo naturale rispondere che
noi come socialisti coltiviamo, da
tempi non sospetti,
una visione
riformatrice della società e che solo per il fatto che la nostra
analisi converga con quella di altri, tra cui anche i “ famigerati”
comunisti, non può renderla meno valida o importante.
Esistono
settori del socialismo nostrano che in nome dell'anticomunismo
sarebbero disposti a sacrificare ogni loro principio posizionandosi
specularmente solo per il fatto di poter essere assimilati o confusi
con i comunisti.
A
costoro rispondo che io non sono anticomunista ma lombardianamente
a-comunista, cosa che mi impedisce di prendere le
posizioni giuste o necessarie basando, solo o esclusivamente, la mia
azione, in negativo, sulle scelte dei comunisti, sui posizionamenti
dei compagni comunisti.
Io con questi non non concordo assolutamente né sulle basi né sulle premesse, ma forte anche del monito del compagno Saragat non solo non ne giudico aprioristicamente le scelte, ma non mi faccio comunque trasportare nell'anticomunismo delle, vecchie e nuove, destre.
Io con questi non non concordo assolutamente né sulle basi né sulle premesse, ma forte anche del monito del compagno Saragat non solo non ne giudico aprioristicamente le scelte, ma non mi faccio comunque trasportare nell'anticomunismo delle, vecchie e nuove, destre.
Chiarito
ciò è evidente che la questione greca ha svelato e svela divisioni
interne non solo o tanto al socialismo italiano ma all'intero corpo
del socialismo europeo. E' evidente che posizioni come quelle assunte
dal compagno Martin
Schulz, dalla
maggioranza del PES, il partito del socialismo europeo, cozzano e
confliggono
sia con
posizioni come la nostra sia
con quelle di tutte le sinistre socialiste europee. E'
, infatti tutt'altro che casuale che si constati nel socialismo di
sinistra dell'Unione una convergenza di analisi che ci lascia ben
sperare che sia possibile tornare a realizzare, senza fretta ma in
tempi brevi, un coordinamento delle posizioni di sinistra del
socialismo, che ci permetta di ridiscutere scelte e posizionamenti
del PES e comunque del socialismo europeo.
In
tutto ciò noi socialisti del Risorgimento Socialisti, reduci
dall'assemblea nazionale di sabato scorso,
27 giugno, a Roma,
siamo e restiamo convintamente in prima linea, nella convinzione che il Socialismo debba stare dalla parte giusta ovvero dalla parte dei
lavoratori e dei cittadini a difesa dell'Europa politica dei Popoli e
non di quella burocratica, monetaria
e finanziaria.
Socialismo
Sempre!
Fabio
Cannizzaro