A SINISTRA,PER I SICILIANI, PER I LORO DIRITTI, SENZA REMORE, E
SENZA TATTICISMI!
La nostra presenza politica di
socialisti federalisti siciliani è avvertita da taluni non come una ricchezza
per la sinistra, per il socialismo, ma, semmai, come una sorta di “esoticità”da riconoscere o stigmatizzare
a seconda delle varie contingenze tattiche.
È questo un orientamento che né
accettiamo né avvalliamo da qualunque settore politico e/o personalità venga.
Siamo e restiamo profondamente
convinti, infatti, che una posizione socialista di sinistra, oggi, in Sicilia,
non possa e non debba prescindere da una attenta valutazione della centralità
della Questione Siciliana e dallo studio delle sue possibili soluzioni.
Ben sappiamo che il nostro
posizionamento attira le incomprensioni
di taluni e tuttavia è più che mai importante che su questa linea noi
non si accettino compromessi o diluizioni.
Del resto la posta in gioco è così
alta che prescinde dalle nostre beghe e chiama in causa non solo il futuro del
socialismo e della sinistra bensì quello stesso dei diritti di chi in Sicilia
vive e opera. Serve che ognuno di noi sappia e voglia assumere, in scienza e
coscienza, l’onere e l’onore di sostenere i propri più intimi convincimenti.
Nel nostro caso si tratta di
sostenere, senza remore, un modello di socialismo democratico, autogestionario
e pluralista che riconosca e affronti, appunto, in un’ottica di sinistra, la
Questione Siciliana; questione in sé non risolvibile né sovrapponibile, anche
se simile, a quella Meridionale.
Non è del resto la stessa origine
del socialismo siciliano intrisa, impregnata di questo inprinting federalista?
Pensiamo al movimento popolare dei
Fasci siciliani dei lavoratori.
Detto ciò i motivi, però, che debbono e
possono spingere molti a sostenere la nostra prospettiva vanno ricercati più
che altro nel presente e nel futuro.
Appare a molti evidente che si
combatterà nella prossima legislatura dell’Assemblea Regionale Siciliana, il
Parlamento siciliano, uno scontro, lo scontro, forse, definitivo tra due
concezioni antitetiche di Sicilia.
D’un canto appare sempre più
evidente, spregiudicata la “gioiosa
macchina da guerra” del neocentralismo centrista e tendenzialmente destrorso
che vorrebbe mettere fine all’esperienza autonomistica, accusandola di tanti,
anzi di tutti i mali ed errori perpetrati da certa partitocrazia decadente di cui loro sono stata parte né piccola né
politicamente innocente.
Dall’altro vi è un fronte,
anch’esso eterogeneo, non unito né particolarmente ampio, che, per analisi e
motivi diversi, difende lo Statuto, la “statutarietà”
della Sicilia.
In questo settore, con una
posizione ben dichiarata, ci poniamo noi socialisti federalisti di sinistra.
A scanso d’equivoci il nostro
punto di vista non è né vuole essere equiparato all’analisi, oggi, offerta dal
sicilianismo latamente inteso.
Diversamente da costoro noi pensiamo
che la Questione Siciliana pur comprendendo in sé, come negarlo, anche una
componente identitaria, nazionale, non sia soltanto una questione “nazionale” ma semmai un grumo complesso,
inestricabile di questioni storicamente stratificate, nel tempo, conglobando in
sé dati istituzionali, culturali, economici, politici e sociali
Detto ciò considerare la Questione
Siciliana esclusivamente una questione nazionale porterebbe, in concreto, alla
sua erronea valutazione impedendone, di fatto, la concreta, possibile
soluzione.
Ciò non significa che noi si neghi
la necessità, seria, solidale e socialmente sostenibile, di una utile,
possibile riconsiderazione dell’assetto statuale della forma Stato Italia ma
non in un’ottica meramente “nazionalista”
che non affronti, per risolverle, le tante implicazioni sociali.
Chiarito ciò la nostra posizione è
oggettivamente,invisa a molti, visto che non solo noi offriamo, da sinistra,
un’analisi dell’Autonomia che pone essa in parallelo, a fianco della
Costituzione, come presidio nell’Isola di spazi di democrazia e partecipazione,
ma la offriamo, senza gelosie, all’intero corpo della sinistra siciliana che
lavora per un’Alternativa di sistema rispetto ai modelli continuisti e
neocentralisti oggi incarnati dal Pd e, in ultimo, dal “crocettismo” come sua declinazione tattica.
Non ci stranizziamo, dunque, se
anche compagni che stimiamo, talvolta, sparano a palle incatenate contro le
nostre posizioni.
Se umanamente dispiace comprendiamo bene,
però, la “ratio” politica che li muove e/o ispira.
La nostra azione minaccia, di per sé,
al di là dei nostri meriti oggettivi, di “inceppare”
il “meccanismo”, messo in moto, che
mira,appunto, nella prossima legislatura, a liquidare, meglio se senza clamore,
l’attuale Costruzione autonomista sostituendola, per sottrazione, con qualche
pletorico, quanto vuoto succedaneo placebico.
Noi che tutto siamo tranne che
tacciabili di velleitarismo o estremismo rischiamo con la nostra azione di
rendere evidente ciò che dovrebbe restare nella penombra della politica “politicata” palermitana e romana.
Ecco alcuni dei motivi per cui non
possiamo e non vogliamo rinunciare al nostro punto di vista, alle nostre
analisi, appunto, perché schiettamente siciliani ed ancorati ad una realtà
sociale, umana che non si riprenderebbe dalla sottrazione odiosa di diritti che
seguirebbe allo “scippo” statutario e che ci ricaccerebbe in un nuovo, perverso ciclo politico-sociale
di dipendenza neocolonialista.
Ecco perché non accettiamo
compromessi, accomodamenti.
E del resto,se accettassimo
siffatti accomodamenti che socialisti saremmo mai?
Sempre Avanti!
Fabio
Cannizzaro
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