lunedì 19 gennaio 2015

DALLA SICILIA: UNA RIFLESSIONE SUI MOTIVI PER CUI NASCE LA FEDERAZIONE PER IL SOCIALISMO



La notizia non ha avuto lo spazio mediatico che meritava.  Sabato scorso, 17 Gennaio, a Roma, in un luogo evocativo quale il Circolo Socialista della Garbatella si sono riuniti i rappresentanti di varie realtà organizzate ed associative socialiste presenti sul territorio italiano che hanno deciso di fondare una nuova e originale organizzazione politica: la Federazione per il Socialismo.
Lo stesso nome indica con chiarezza e senza fronzoli quale sia lo scopo di questa nuova realtà politica. L’impegno è quello di lavorare, senza tatticismi o infingimenti, alla rinascita culturale e politica e alla riorganizzazione di una sinistra democratica  in Italia, che faccia sintesi di diverse culture ed esperienze radicate a sinistra a partire da quella socialista ma non limitandosi solo a questa. La volontà di favorire una reale, praticata sintesi a sinistra, per offrire una rappresentanza a tutti coloro che, uomini e donne, non si riconoscono e non possono riconoscersi più nelle politiche ondivaghe del Pd.
La nuova organizzazione politica vivrà, da adesso, una fase febbrile che vedrà impegnati i promotori , le loro formazioni di provenienza, i militanti interessati a strutturare nei territori, stavolta in chiave federalista ed autocentrata, il nuovo soggetto politico. 
In questa fase si è deciso, per la sua esperienza organizzativa di chiedere al compagno Giovanni Rebechi di svolgere il compito nevralgico e non facile di coordinamento delle attività della Federazione.
Nel merito, con un occhio alla Sicilia, abbiamo chiesto al compagno Fabio Cannizzaro, che di questa esperienza, sin dalla fase embrionale, e stato un convinto sostenitore e promotore di spiegare a noi de Il Socialista Sicilianoil senso della neonata Federazione per il Socialismo .
***
Anticiperò, da me, subito,  una obiezione che, sicuramente, c’è da giurarci,  ci verrà  mossa spesso,  nelle prossime settimane: C’era davvero bisogno di una nuova organizzazione politica a sinistra?
Risponderò subito di sì. E spiego il perché di questa necessità che si è mutata nel tempo in urgenza.
Le scelte, le decisioni maturate dall’attuale gruppo dirigente Pd, la decisione di procedere a collocare, di fatto, il grande partito erede e sintesi degli ex DC e dei post-PCI, in uno spazio politico socialmente sempre più moderato hanno avuto ed avranno ancora, necessariamente, ripercussioni su tutta la sinistra di questo Paese.
Ciò è ancor più inquietante in Sicilia dove le manovre, i riallocamenti “romani” si confrontano e si riverberano, pedissequamente, anche su una politica isolana sempre più incapace e succuba di quella romana, di cui la sintesi è oggi l’evanescente quanto supponente, governo Crocetta.
A ciò si aggiunga la scelta, per noi infausta e miope, del gruppo dirigente e della maggioranza interna del PSI di appoggiare senza riserve, anzi con entusiasmo, le scelte del Pd e il sostanziale frustrato immobilismo di quell’area post comunista che non è riuscita, ad oggi, ad uscire dai vecchi recinti identitari ed organizzativi. Tutto ciò ha generato complessivamente  una assenza di proposta e presenza politica e nessuno ha saputo dare credibilmente  voce ai bisogni e alle esigenze dei lavoratori e dei settori deboli e svantaggiati del Paese.
Questo vulnus sta producendo un effetto distorto per cui il Pd, le sue politiche leggono questa debolezza come un avvallo alle proprie scelte. Noi , come chiunque sia di sinistra, non possiamo certo accettare una simile “logica”.
Ecco perché in tanti ci siamo interrogati su cosa avremmo dovuto e potuto fare per interrompere questo “andazzo”.
Noi, qui in Sicilia, che abbiamo partecipato al progetto politico rappresentato dalla Rete Socialista- Socialismo Europeo abbiamo portato e profuso la nostra energia, le nostra analisi e la nostra convinzione al progetto  sostenendo attivamente che la sinistra isolana, al pari di quella italiana, potranno ritrovare una centralità solo se sapranno riavvicinarsi ai bisogni dei ceti deboli e dei lavoratori e se faranno ciò muovendo, anche in termini organizzativi, da una logica federalista, in grado di dare rappresentanza alle diverse storie, culture e tradizioni della sinistra di questo Paese dal Süd Tirol alla Sicilia.
La Rete, però, è stata pensata e realizzata per avere un ruolo transitorio, necessariamente temporaneo, rappresentando scientemente un’ occasione d’incontro, confronto , collegamento e coordinamento tra realtà territoriali che però possono, anzi devono, più che mai, coordinare i propri percorsi territoriali in una iniziativa politica di sinistra  più ampia, coordinata, credibile e coordinata.
Ecco perché noi siciliani della Rete Socialista- Socialismo Europeo abbiamo, da subito, sostenuto l’idea di una iniziativa più amplia, avanzata che portasse alla creazione, finalmente,  di un nuovo soggetto politico.
In questo senso è andato, appunto, il mio intervento all’incontro promosso dalla Rete, a Roma, lo scorso 15 novembre 2014. Ebbi modo lì di dire che noi dovevamo andare oltre la Rete non perché la rete avesse fallito ma proprio perché questa stava indicando una strada che può ridare speranza alla sinistra di questo Paese. Adesso è arrivato il tempo delle scelte!
Ogni compagno, ogni compagna, le realtà associative cui questi appartengono e in cui militano  si trovano ora  a dover scegliere cosa vogliono fare. 
Davanti ad ogni Circolo socialista, Associazione, o compagno  si aprono oggi due strade. 
Si può decidere di proseguire il proprio impegno limitandolo a un lavorio politico-culturale  o si può decidere di allargare, sempre muovendo dalle nostre realtà, il quadro e la portata politica del nostro impegno.
Qualunque sia la scelta ben si comprende che l’una strada non è compatibile con l’altra.  Nessuno nega che la decisione a cui siamo chiamati non è  certo facile.
Molti di noi vengono da storie personali, politiche diverse, tutti però siamo accomunati dalla maturata convinzione che occorra dare forma e rappresentanza ad una forza organizzata di sinistra  democratica, che agisca oltre ed al di là delle scelte di quel “catch all party” che è il Pd la cui vocazione e sempre più centrista e essenzialmente a-progressista.
Né visto lo stato delle cose possiamo certo permetterci di restare in attesa delle decisioni di quei “pallidi eroi metastasi ani” che sono i dirigenti delle sinistra, vere o presunte, del Pd. Una simile attesa non ci verrebbe perdonata dai lavoratori oggi sottoposti dal governo Pd ad un attacco senza precedenti che mira a sottrarre a loro e quindi alla società civile tutta una serie di diritti sindacali e sociali  acquisiti in anni di lotte democratiche.
Muovendo da questa consapevolezza e certi che se la sinistra vuole recuperare senso e quindi centralità deve superare le vecchie divisioni frutto di stratificazioni legate e alle appartenenze e a certi personalismi, spesso incomprensibili , da tempo grazie all’impegno di tanti si è iniziato a riflettere e discutere su come fosse possibile fare dialetticamente “sintesi”.
Ognuno di noi ha portato in questo dibattito le proprie idee e le proprie intuizioni.
Non sono mancate asprezze e/o incomprensioni, che in alcuni casi resistono ancora, spingendo compagni, di indubbio valore, a frenare, senza però fermare il processo che ha portato ora alla nascita della Federazione. Il processo, difatti,  non può e non deve interrompersi, pena la stessa scomparsa della sinistra dal quadro sociale e politico del Paese e dei nostri Territori, delle nostre Realtà.
La scelta moderata perseguita dal Pd “a trazione renziana” apre a noi della Federazione per il Socialismo, come espressione possibile di una sinistra nuova, volutamente “meticciata”,  uno spazio politico vuoto, in sé ampio, ovvero quello che le sinistre identitarie  ex PCI  o simil tali hanno abbondantemente dimostrato di non saper presidiare, perse come sono nella nenniana ricerca della “purezza epurante”.
Noi senza discriminare nessuno, alcuna tradizione o esperienza, diciamo però, che occorre muovere in modo diverso, esaltando, non smetterò di ripeterlo, le ragioni del necessario incrocio tra le nostre esperienze e tradizioni.
Io da socialista e federalista dico che la Federazione per il Socialismo non dovrà essere,  non potrà essere un momento aperto solo o soltanto ai socialisti anagrafici. Se così fosse saremmo destinati a fallire e a trascinare con noi nel nostro fallimento gli interessi e i bisogni di lavoratori e deboli di questo Paese.
Oggi del resto se ci fermiamo a riflettere, cosa che abbiamo fatto, lungamente, noi nella Rete Socialista- Socialismo Europeo, sulle necessità e contingenze del presente scopriamo che è l’intero quadro delle relazioni economiche, sociali e politiche ad essere cambiato in chiave non solo italiana ma europea e globale.
Di fronte a questa evidenza che si è fatta sempre più emergenza sociale una sinistra credibile e non parolaia o peggio salottiera deve mettere in campo soluzioni all’altezza delle aspettative dei ceti che rappresentiamo che oggi sono l’intero spettro dei lavoratori, senza esclusioni, dei disoccupati e dei deboli della nostra società.
Ha dunque poco o nessun interesse assistere a “querelle” a sinistra  come quelle seguite all’elezione di una rappresentanza italiana con la lista L’Altra Europa con Tsipras. Elezione di misura che ha scatenato un “delirio di impotenza” tra i diversi eredi delle “confessioni” post comuniste di questo Paese, delegittimando le loro sempre soluzioni, basate su analisi vetuste quanto antiche.
Del resto le ragioni storiche della divisione della sinistra italiana si sono consumate nel combinato disposto e del fallimento storico del modello del socialismo reale di marca sovietica e nell’implosione del modello di rappresentanza partitica, riduttivamente,  noto come “Prima Repubblica”.
Posto ciò occorrerebbe tornare ad uno spirito che potremmo definire delle origini, in cui la rappresentanza del socialismo e della sinistra , trovavano sintesi bastevole bastante in una unica organizzazione politica che allora era il PSI.
Oggi è di tutta evidenza che occorre a rideterminare le condizioni possibili per creare questa nuova organizzazione politica a sinistra, dato che nessuna di quelle esistenti hanno mostrato capacità e volontà di assumere questo ruolo di unificazione. Per questo scopo, oggi, nasce la Federazione per il Socialismo.
E’ questa analisi che può contribuire a rendere chiaramente identificabile la Federazione ad un bacino sociale ed elettorale abbastanza largo che non ha tempo o interesse per le dispute tra le osservanze “funeraliste” di certe osservanze sinistrorse e che invece cerca tutela e rappresentanza a sinistra.
Ragionare in questa prospettiva  significa dunque riflettere sul futuro del Paese e farlo non abbandonando questa riflessione alle solita Upperclass, politico-burocratica ed economica, centralista e immarcescibile, che governa il Paese da troppo tempo in forma consociativo- cooptante.
Il nostro impegno come Federazione per il Socialismo ha, dunque,  tre diverse, contemporanee valenze. Una prima più squisitamente politica, una seconda di prospettiva storica e una terza di natura socio-economica. Ciascuna delle tre necessità delle altre per restituire al progetto della Federazione la sua più reale e concreta portata.
Se così non sarà si porrà a lungo nel Paese, e nei Territori, l’anomalia dell’assenza di una sinistra democratica in questa Italia repubblicana del XXI secolo.
Il compito che ci attende non sarà dei più facili, nessuno pensi o speri di poter sostituire il duro lavoro politico con oleografie di un passato mitizzato. Le sfide che ci attendono oggi sono nuove come i tempi che siamo chiamati a vivere ed è bene ricordare che non esistono soluzioni antiche che si adattino, di per sé,  alle dinamiche sociali, economiche e politiche dell’oggi.
Chiarito ciò penso sia altrettanto utile precisare che questo sforzo di sintesi, che io amo definire “meticciamento”, non richiede a nessuno di noi di rinunciare ai propri ideali, alle proprie tradizioni.
Io sono e resterò, ad esempio, orgogliosamente legato alla tradizione socialista, autonomista e democratica e parimenti federale del socialismo siciliano. Fare sintesi, infatti, non significa perdere se stessi ma inverare ciò che siamo in una sintesi feconda, originale ma senza smemoratezze o vaghezze.
Vorrei infine poi chiarire che il nostro modello organizzativo come Federazione per il Socialismo, facendo tesoro anche di tanti errori maturati negli ultimi 120 anni dal movimento, dovrà essere necessariamente federale, forte del consenso e della vicinanza ai Territori, non come espressione del campanilismo, ma semmai, più e meglio, delle diverse tradizioni storico-popolari di Territori ricchi di culture ed identità quali sono quelli della Penisola.
In questo breve intervento spero di aver sintetizzato cosa noi socialisti autonomi siciliani fino ad oggi organizzati nella Rete Socialista e da oggi convintamente parte della Federazione per il Socialismo intendiamo nello sposare questo progetto politico-organizzativo per portare, da sinistra, prosperità e felicità alla Sicilia in chiave del nostro impegno complessivo ed apertamente Europeo ed internazionalista.


Viva la Federazione per il Socialismo!

Viva il Socialismo!

Viva la Sinistra!


Fabio Cannizzaro

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.