La
notizia non ha avuto lo spazio mediatico che meritava. Sabato scorso, 17 Gennaio, a Roma, in un
luogo evocativo quale il Circolo Socialista della Garbatella si sono riuniti i
rappresentanti di varie realtà organizzate ed associative socialiste presenti
sul territorio italiano che hanno deciso di
fondare una nuova e originale organizzazione politica: la Federazione per il Socialismo.
Lo
stesso nome indica con chiarezza e senza fronzoli quale sia lo scopo di questa
nuova realtà politica. L’impegno è quello di lavorare, senza tatticismi o infingimenti,
alla rinascita culturale e politica e alla riorganizzazione di una sinistra
democratica in Italia, che faccia
sintesi di diverse culture ed esperienze radicate a sinistra a partire da
quella socialista ma non limitandosi solo a questa. La volontà di favorire una
reale, praticata sintesi a sinistra, per offrire una rappresentanza a tutti
coloro che, uomini e donne, non si riconoscono e non possono riconoscersi più
nelle politiche ondivaghe del Pd.
La
nuova organizzazione politica vivrà, da adesso, una fase febbrile che vedrà
impegnati i promotori , le loro formazioni di provenienza, i militanti
interessati a strutturare nei territori, stavolta in chiave federalista ed autocentrata,
il nuovo soggetto politico.
In questa fase si è deciso, per la sua esperienza organizzativa di chiedere al compagno Giovanni Rebechi di svolgere il compito nevralgico e non facile di coordinamento delle attività della Federazione.
In questa fase si è deciso, per la sua esperienza organizzativa di chiedere al compagno Giovanni Rebechi di svolgere il compito nevralgico e non facile di coordinamento delle attività della Federazione.
Nel
merito, con un occhio alla Sicilia, abbiamo chiesto al compagno Fabio
Cannizzaro, che di questa esperienza, sin dalla fase embrionale, e stato un
convinto sostenitore e promotore di spiegare a noi de “Il Socialista Siciliano” il senso della neonata Federazione per il Socialismo .
***
Anticiperò, da me, subito, una obiezione che, sicuramente, c’è da
giurarci, ci verrà mossa spesso, nelle prossime settimane: C’era davvero
bisogno di una nuova organizzazione politica a sinistra?
Risponderò subito di sì. E spiego
il perché di questa necessità che si è mutata nel tempo in urgenza.
Le scelte, le decisioni maturate
dall’attuale gruppo dirigente Pd, la decisione di procedere a collocare, di
fatto, il grande partito erede e sintesi degli ex DC e dei post-PCI, in uno
spazio politico socialmente sempre più moderato hanno avuto ed avranno ancora, necessariamente,
ripercussioni su tutta la sinistra di questo Paese.
Ciò è ancor più inquietante in
Sicilia dove le manovre, i riallocamenti “romani” si confrontano e si
riverberano, pedissequamente, anche su una politica isolana sempre più incapace
e succuba di quella romana, di cui la sintesi è oggi l’evanescente quanto
supponente, governo Crocetta.
A ciò si aggiunga la scelta, per
noi infausta e miope, del gruppo dirigente e della maggioranza interna del PSI
di appoggiare senza riserve, anzi con entusiasmo, le scelte del Pd e il
sostanziale frustrato immobilismo di quell’area post comunista che non è
riuscita, ad oggi, ad uscire dai vecchi recinti identitari ed organizzativi. Tutto
ciò ha generato complessivamente una
assenza di proposta e presenza politica e nessuno ha saputo dare credibilmente voce ai bisogni e alle esigenze dei lavoratori
e dei settori deboli e svantaggiati del Paese.
Questo vulnus sta producendo un
effetto distorto per cui il Pd, le sue politiche leggono questa debolezza come
un avvallo alle proprie scelte. Noi , come chiunque sia di sinistra, non possiamo
certo accettare una simile “logica”.
Ecco perché in tanti ci siamo interrogati
su cosa avremmo dovuto e potuto fare per interrompere questo “andazzo”.
Noi, qui in Sicilia, che abbiamo
partecipato al progetto politico rappresentato dalla Rete Socialista-
Socialismo Europeo abbiamo portato e profuso la nostra energia, le nostra
analisi e la nostra convinzione al progetto sostenendo attivamente che la sinistra isolana,
al pari di quella italiana, potranno ritrovare una centralità solo se sapranno
riavvicinarsi ai bisogni dei ceti deboli e dei lavoratori e se faranno ciò
muovendo, anche in termini organizzativi, da una logica federalista, in grado
di dare rappresentanza alle diverse storie, culture e tradizioni della sinistra
di questo Paese dal Süd Tirol alla Sicilia.
La Rete, però, è stata
pensata e realizzata per avere un ruolo transitorio, necessariamente temporaneo,
rappresentando scientemente un’ occasione d’incontro, confronto , collegamento
e coordinamento tra realtà territoriali che però possono, anzi devono, più che
mai, coordinare i propri percorsi territoriali in una iniziativa politica di
sinistra più ampia, coordinata, credibile
e coordinata.
Ecco perché noi siciliani della Rete
Socialista- Socialismo Europeo abbiamo, da subito, sostenuto l’idea di una
iniziativa più amplia, avanzata che portasse alla creazione, finalmente, di un nuovo soggetto politico.
In questo senso è andato, appunto,
il mio intervento all’incontro promosso dalla Rete, a Roma, lo scorso 15
novembre 2014. Ebbi modo lì di dire che noi dovevamo andare oltre la Rete non
perché la rete avesse fallito ma proprio perché questa stava indicando una
strada che può ridare speranza alla sinistra di questo Paese. Adesso è arrivato
il tempo delle scelte!
Ogni compagno, ogni compagna, le
realtà associative cui questi appartengono e in cui militano si trovano ora a dover scegliere cosa vogliono fare.
Davanti ad
ogni Circolo socialista, Associazione, o compagno si aprono oggi due strade.
Si può decidere di
proseguire il proprio impegno limitandolo a un lavorio politico-culturale o si può decidere di allargare,
sempre muovendo dalle nostre realtà, il quadro e la portata politica del nostro impegno.
Qualunque sia la scelta ben si
comprende che l’una strada non è compatibile con l’altra. Nessuno nega che la decisione a cui siamo
chiamati non è certo facile.
Molti di noi vengono da storie
personali, politiche diverse, tutti però siamo accomunati dalla maturata
convinzione che occorra dare forma e rappresentanza ad una forza organizzata di
sinistra democratica, che agisca oltre
ed al di là delle scelte di quel “catch all party” che è il Pd la cui vocazione
e sempre più centrista e essenzialmente a-progressista.
Né visto lo stato delle cose
possiamo certo permetterci di restare in attesa delle decisioni di quei “pallidi
eroi metastasi ani” che sono i dirigenti delle sinistra, vere o presunte, del
Pd. Una simile attesa non ci verrebbe perdonata dai lavoratori oggi sottoposti
dal governo Pd ad un attacco senza precedenti che mira a sottrarre a loro e quindi
alla società civile tutta una serie di diritti sindacali e sociali acquisiti in anni di lotte democratiche.
Muovendo da questa consapevolezza
e certi che se la sinistra vuole recuperare senso e quindi centralità deve
superare le vecchie divisioni frutto di stratificazioni legate e alle
appartenenze e a certi personalismi, spesso incomprensibili , da tempo grazie all’impegno
di tanti si è iniziato a riflettere e discutere su come fosse possibile fare
dialetticamente “sintesi”.
Ognuno di noi ha portato in
questo dibattito le proprie idee e le proprie intuizioni.
Non sono mancate asprezze e/o
incomprensioni, che in alcuni casi resistono ancora, spingendo compagni, di
indubbio valore, a frenare, senza però fermare il
processo che ha portato ora alla nascita della Federazione. Il processo, difatti,
non può e non deve interrompersi, pena
la stessa scomparsa della sinistra dal quadro sociale e politico del Paese e
dei nostri Territori, delle nostre Realtà.
La scelta moderata perseguita dal Pd “a trazione
renziana” apre a noi della Federazione per il Socialismo, come espressione
possibile di una sinistra nuova, volutamente “meticciata”, uno spazio politico vuoto, in sé ampio, ovvero
quello che le sinistre identitarie ex
PCI o simil tali hanno abbondantemente
dimostrato di non saper presidiare, perse come sono nella nenniana ricerca
della “purezza epurante”.
Noi senza discriminare nessuno, alcuna tradizione
o esperienza, diciamo però, che occorre muovere in modo diverso, esaltando, non
smetterò di ripeterlo, le ragioni del necessario incrocio tra le nostre
esperienze e tradizioni.
Io da socialista e federalista dico che la Federazione
per il Socialismo non dovrà essere, non
potrà essere un momento aperto solo o soltanto ai socialisti anagrafici. Se
così fosse saremmo destinati a fallire e a trascinare con noi nel nostro
fallimento gli interessi e i bisogni di lavoratori e deboli di questo Paese.
Oggi del resto se ci fermiamo a riflettere, cosa
che abbiamo fatto, lungamente, noi nella Rete Socialista- Socialismo
Europeo, sulle necessità e contingenze del presente scopriamo che è l’intero
quadro delle relazioni economiche, sociali e politiche ad essere cambiato in
chiave non solo italiana ma europea e globale.
Di fronte a questa evidenza che
si è fatta sempre più emergenza sociale una sinistra credibile e non parolaia o
peggio salottiera deve mettere in campo soluzioni all’altezza delle aspettative
dei ceti che rappresentiamo che oggi sono l’intero spettro dei lavoratori,
senza esclusioni, dei disoccupati e dei deboli della nostra società.
Ha dunque poco o nessun interesse
assistere a “querelle” a sinistra come
quelle seguite all’elezione di una rappresentanza italiana con la lista L’Altra
Europa con Tsipras. Elezione di misura che ha scatenato un “delirio di
impotenza” tra i diversi eredi delle “confessioni” post comuniste di questo
Paese, delegittimando le loro sempre soluzioni, basate su analisi vetuste
quanto antiche.
Del resto le ragioni storiche
della divisione della sinistra italiana si sono consumate nel combinato
disposto e del fallimento storico del modello del socialismo reale di marca
sovietica e nell’implosione del modello di rappresentanza partitica,
riduttivamente, noto come “Prima
Repubblica”.
Posto ciò occorrerebbe tornare ad
uno spirito che potremmo definire delle origini, in cui la rappresentanza del
socialismo e della sinistra , trovavano sintesi bastevole bastante in una unica
organizzazione politica che allora era il PSI.
Oggi è di tutta evidenza che
occorre a rideterminare le condizioni possibili per creare questa nuova
organizzazione politica a sinistra, dato che nessuna di quelle esistenti hanno
mostrato capacità e volontà di assumere questo ruolo di unificazione. Per
questo scopo, oggi, nasce la Federazione per il Socialismo.
E’ questa analisi che può contribuire a rendere chiaramente
identificabile la Federazione ad un bacino sociale ed elettorale abbastanza largo
che non ha tempo o interesse per le dispute tra le osservanze “funeraliste” di
certe osservanze sinistrorse e che invece cerca tutela e rappresentanza a
sinistra.
Ragionare in questa prospettiva significa dunque riflettere sul futuro del
Paese e farlo non abbandonando questa riflessione alle solita Upperclass,
politico-burocratica ed economica, centralista e immarcescibile, che governa il
Paese da troppo tempo in forma consociativo- cooptante.
Il nostro impegno come Federazione per il
Socialismo ha, dunque, tre diverse,
contemporanee valenze. Una prima più squisitamente politica, una seconda di
prospettiva storica e una terza di natura socio-economica. Ciascuna delle tre
necessità delle altre per restituire al progetto della Federazione la sua più reale
e concreta portata.
Se così non sarà si porrà a lungo nel Paese, e
nei Territori, l’anomalia dell’assenza di una sinistra democratica in questa
Italia repubblicana del XXI secolo.
Il compito che ci attende non sarà dei più
facili, nessuno pensi o speri di poter sostituire il duro lavoro politico con oleografie
di un passato mitizzato. Le sfide che ci attendono oggi sono nuove come i tempi
che siamo chiamati a vivere ed è bene ricordare che non esistono soluzioni
antiche che si adattino, di per sé, alle
dinamiche sociali, economiche e politiche dell’oggi.
Chiarito ciò penso sia altrettanto utile precisare
che questo sforzo di sintesi, che io amo definire “meticciamento”, non richiede
a nessuno di noi di rinunciare ai propri ideali, alle proprie tradizioni.
Io sono e resterò, ad esempio, orgogliosamente
legato alla tradizione socialista, autonomista e democratica e parimenti
federale del socialismo siciliano. Fare sintesi, infatti, non significa perdere
se stessi ma inverare ciò che siamo in una sintesi feconda, originale ma senza
smemoratezze o vaghezze.
Vorrei infine poi chiarire che il nostro modello
organizzativo come Federazione per il Socialismo, facendo tesoro anche di tanti
errori maturati negli ultimi 120 anni dal movimento, dovrà essere
necessariamente federale, forte del consenso e della vicinanza ai Territori,
non come espressione del campanilismo, ma semmai, più e meglio, delle diverse tradizioni
storico-popolari di Territori ricchi di culture ed identità quali sono quelli
della Penisola.
In questo breve intervento spero di aver
sintetizzato cosa noi socialisti autonomi siciliani fino ad oggi organizzati
nella Rete Socialista e da oggi convintamente parte della Federazione per il
Socialismo intendiamo nello sposare questo progetto politico-organizzativo per
portare, da sinistra, prosperità e felicità alla Sicilia in chiave del nostro
impegno complessivo ed apertamente Europeo ed internazionalista.
Viva la Federazione
per il Socialismo!
Viva il
Socialismo!
Viva la
Sinistra!
Fabio
Cannizzaro
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.