lunedì 29 ottobre 2018

A CHE PUNTO SIAMO?



Intervento del compagno Fabio Cannizzaro, coordinatore regionale siciliano e componente del’Esecutivo nazionale di Risorgimento Socialista

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In questi giorni di fine ottobre vari, diversi sono i sommovimenti interni a ciò che resta di certa sinistra politicistica in questo Paese.
È, infatti, di poche ore fa la notizia dello sganciamento di Sinistra italiana dall’esperienza di LeU.
Cosa sta accadendo? Molti, troppi si muovono per riposizionarsi, per tempo, in vista delle prossime, incombenti elezioni per il rinnovo della deputazione italiana al Parlamento europeo.
Queste “mosse” ci mostrano e più ci dimostrano quanto poco una certa parte della attuale classe dirigente di “sinistra” comprenda dell’attuale momento sociale e politico.
Tuttavia, qui e ora, non mi interessa essere tagliente con certi settori della sinistra, incapaci di autocritica e di serie analisi quanto definire, perimetrare quale può e deve essere il ruolo del socialismo di sinistra oggi nelle condizioni date di fronte anche a questi politicismi e/o rachitismi.
Risorgimento Socialista è ricordiamolo un’organizzazione militante nata per restituire proiezione ad una azione sociale e politica socialista in favore dei lavoratori e dei ceti deboli.
Nel tempo, complessivamente, pur non senza errori e/o titubanze, R.S. è rimasta fedele alla sua scelta iniziale, cosa ancor più evidente se si comparano scelte e posizionamenti di gruppi, movimenti, personalità e personaggi, che in vari tempi e a vario titolo, contrastarono e/o contestarono anche da socialisti R.S.
Il tempo ha contribuito a fare un po’ di chiarezza, superando queste accuse ed anche tanti, troppi evidenti, interessati personalismi si riesce, ora, in ciò che dopo una certa decantazione esiste e/o resta del mondo socialista a ben comprendere differenze di prospettiva e di indirizzo.
È sotto gli occhi di tutti che una cosa è guardare al presente, come fa Risorgimento Socialista, in prospettiva del futuro altra cosa è cercare di vivere il presente secondo categorie vetuste di un passato che oramai si è esaurito e che rende queste proiezioni intrinsecamente reducistiche.
Noi, nello specifico, gradualmente ma senza titubanze abbiamo via via affrancato l’organizzazione da questo tipo  di atteggiamenti reducistici quando non personalistici e prova ne è la decisione collegiale, collettiva, già in occasione delle scorse elezioni parlamentari, di superare i vecchi ragionamenti e di lavorare in modo aperto alla definizione di un nuovo perimetro della sinistra in Italia contribuendo alla nascita e all’affermazione dell’esperienza di Potere al Popolo.
È evidente che una siffatta scelta ha prodotto divisioni, smarrimenti, titubanze e anche qualche addio e tuttavia il corpo di Risorgimento Socialista è, oggi, più in in forza di prima e anzi riceve continuamente nuovi apporti.
Noi stiamo in Potere al Popolo in virtù del nostro essere apertamente, schiettamente socialisti e del fatto che la nostra identità di valori ed ideali è accettata dalle altre componenti di PaP, se così non fosse ne trarremmo le necessarie, utili conseguenze.
Dobbiamo però essere consapevoli che i sommovimenti cui accennavo, non ultimo il rischierarsi dei colonnelli di Sinistra Italiana è un dato organizzativo e politico che produrrà conseguenze.
Subito dopo l’annuncio ufficiale dell’abbandono di LeU a stretto giro è venuto lo sganciamento da Potere al Popolo del partito della Rifondazione Comunista. Abbandonando ogni categoria umorale o sentimentale  è nostro dovere ragionare di e su questi scenari.
La prossima possibile ricomposizione tra “fratoianniani” e “acerbiani” è dietro l’angolo. E noi? Noi, se sarà rispettata la nostra identità, siamo e restiamo, da socialisti, in Potere al Popolo. Resto, però, convinto che dovremmo insieme ai compagni napoletani, a quelli di Eurostop e ai settori vicini ad USB, superati gli strascichi dell’addio da Rifondazione, riflettere su quale possa e debba essere il futuro di questa nostra aggregazione.
Sarà un dibattito che dovrà vedere chiaro il rispetto delle pluralità e il fatto che Potere al Popolo non possa e non debba risolversi in una “ridotta” di un purismo comunista movimentista tout court ma debba aprirsi al dibattito europeo in cui il nostro pensiero coincide con quelli di compagni importanti come Jean-Luc Mélenchon de La France insoumise o di Jeremy Corbyn o ancora di Oskar Lafontaine.
Se poi prevalessero o potessero prevalere, pur lecitamente, queste spinte e scelte, noi socialisti di sinistra, senza paura o apprensioni, dovremmo riprendere la piena, completa agibilità politica non avendo mai abbandonato o declinato da quella organizzativa, senza rinunciare alle nostre politiche.
Resto convinto e lo scrivo qui, pubblicamente, che sarebbe un errore da parte di chiunque ridurre ed immiserire l’esperienza di Potere al Popolo in una sorta di “quadrato”, identitarista ed ideologico, ma se la cosa dovesse maturare ed accadere non ci vedrà impreparati né isolati.
Tuttavia qualunque possa essere lo scenario futuro in cui ci troveremo ad agire ed operare è nostro dovere porci come riferimento per tutte le socialiste, tutti i socialisti italiani che vogliono recuperare al socialismo militante un reale ruolo sociale e politico e liberarsi da certe proiezioni politicistiche e/o moderatiste.
Ecco a mio avviso, ecco ad avviso dei compagni siciliani di R.S. che rappresento, qual è il quadro in atto e quale può e deve essere, attualmente, la nostra azione.

Socialismo Sempre!
Fabio Cannizzaro

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