Affrontare le persistenti quanto evidenti Questioni Nazionali
presenti in Europa è una necessità politica per tutti coloro che comunque si
richiamano ai valori e/o agli ideali del socialismo e peculiarmente alla
tradizione politica del socialismo autonomo e democratico.
Il referendum scozzese ha avuto, comunque la si pensi, l’evidente
merito di aver riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale
e soprattutto europea i temi dell’esistenza delle Nazioni senza Stato e delle
diverse minoranze allogene presenti nel Vecchio continente.
Del resto il problema politico sollevato dagli scozzesi non è
tema nuovo, anche a sinistra. In passato il socialismo internazionale ed
europeo si è interessato alla relazione tra Questioni Nazionali e Questione
Sociale. Ricordiamo le prese di posizione proprie di compagni come Max e Viktor Adler, Otto Bauer e Karl Renner,
oggi conosciuti in ambito socialista come AUSTROMARXISTI e fautori di un principio di autonomia nazionale e culturale teorizzato
dal compagno austriaco Otto Bauer nel
1907 nel suo noto: “La questione delle nazionalità e la
socialdemocrazia”.
Vi risparmierò qui e ora tutto il divenire del dibattito che
poco più di un secolo fa si sviluppo a seguito delle analisi e riflessioni di
questo gruppo di compagni e studiosi austriaci o ancora quanto nel merito
contino, in campo comunista, le riflessioni del marxista sionista Ber
Boronchov.
Ciò che oggi qui mi preme sottolineare è che il voto scozzese
ha avuto il pregio, nel nostro tempo, di sdoganare, dal dato meramente
identitario e nazionalistico, la riflessione sull’Autogoverno e l’Autodeterminazione
dei Popoli e delle Genti soprattutto in Europa ed in Occidente.
E’ la prima volta che un siffatto dibattito assume queste
dimensioni da quando abbiamo inaugurato il nuovo secolo.
Io , con me i compagni di xQS, cioè dell’Istituto di Cultura
Politica per la Questione Siciliana , in occasione del referendum di ieri 18
settembre 2014, coerenti con noi stessi, con le nostre idee e i valori
socialisti che professiamo, abbiamo sostenuto, intellettualmente, non essendo
elettori scozzesi, le ragioni di chi, da sinistra, ha scelto il SI’, lo YES.
Non ci siamo schierati calcisticamente, ma abbiamo
sviluppato, senza prosopopea e senza ampollosi autocompiacimenti, una
riflessione sul senso di un referendum che è e resterà un’eccezione, un unicum, storico-istituzionale e
politico, per l’Europa di questo nostro XXI secolo.
E’, infatti, a tutti chiaro, come più d’un notista ha
sottolineato, in questi giorni, che il “plebiscito” scozzese è stato possibile
solo perché essendo il Regno Unito uno Stato di Common Law, in esso non esiste
una Costituzione scritta.
Chiarito ciò ed a urne chiuse, avverto la necessità di dire
con eguale pacatezza che non mi sono pentito,
non ci siamo pentiti, da socialisti e democratici e siciliani, di avere
sostenuto le ragioni del SI’, dello YES.
Non ripeterò qui e ora le ragioni d’ordine storico–politico e
culturale-istituzionale che danno senso e spessore all’esigenza di Autogoverno
degli scozzesi, quanto vorrei porre l’attenzione su come è stata posta l’intera
questione referendaria in termini organizzativi e politici.
Se esce sconfitta, oggi e qui, l’immediatezza della
proclamazione di una indipendenza statuale tout court è altresì vero che vi è
un indubbio vincitore politico che, anche oltre la sconfitta numerica, è e
resta lo Scottish National Party e il suo Leader, Alex Salmond.
Salmond, un leader sempre più carismatico e capace, ha
mostrato come sia possibile assumere e mantenere una leadership politica all’interno
di un movimento politico nazionale, guidandolo con piglio autorevole e con
sicura condivisione dei metodi e delle regole democratiche.
Rispetto che lo ha spinto, oggi, dopo la proclamazione del
risultato, a rimettere il suo mandato da
Primo Ministro di Scozia e da leader del suo amato SNP. Auspico che lo Scottish
National Party respinga le dimissioni di
questo leader, che ha saputo escludere dall’agenda politica tendenze egoiste,etniciste
e/o differenzialiste.
Nei giorni che hanno preceduto il voto scozzese ho avuto modo
di confrontarmi con tanti compagni, favorevoli e più spesso contrari al distacco
da Londra e a tutti costoro ho ripetuto
il medesimo ragionamento: “Guardate che
lo S.N.P. (Scottish National Party) è una organizzazione politica matura, di
stampo socialdemocratico, che deve essere inserita, a mio avviso, a pieno
titolo, tra le forze della sinistra scozzese.”
Un riconoscimento,
politico e politologico, dovuto per un’organizzazione
politica che secondo i correnti parametri è sicuramente più a sinistra di quanto lo sia o
si dichiari, in Italia, il Pd.
Da oggi, 19 settembre 2014 inizia, in Scozia, e di converso,
in Europa, una nuova stagione della lotta delle Nazioni senza Stato e delle
minoranze allogene, che come gli scozzesi vorranno e sapranno, emarginare i
propri egoismi e parlare di questioni sociali ,economiche e culturali
contingenti e coinvolgenti.
Concludo questo mio intervento, dicendo che se dovessi
chiosare quanto accaduto durante la consultazione diretta di ieri, potrei dire
che hanno certo perso i SI’ , ma non hanno certamente vinto i NO.
E’ più realistico scrivere, dire che havinto la democrazia praticata
che ha posto al centro dell’Agenda politica il tema trasversale dell’Autogoverno.
Toccherà agli scozzesi ora dare senso e prospettiva al loro
futuro, cosa più facile se manterranno un partito coeso come lo SNP e in questo
un leader, di forza e carattere, come Salmond.
Per il resto d’Europa, è bene dirlo, le cose non saranno più facili, di per
sé, dopo il voto scozzese, anche se con l’esempio
offerto dal referendum si avrà una maggiore attenzione per le questioni
Nazionali non etnicistiche.
Un'altra scadenza di valore politico, a breve termine, sarà la
consultazione, questa senza valore istituzionale, del nove novembre in Catalogna,
dove però la situazione del movimento favorevole all’autogoverno è storicamente
ed organizzativamente diversa, complessa e frastagliata.
Noi tutti come esponenti socialisti europei abbiamo il dovere
di non abbandonare le Questioni Nazionali nelle mani delle destre, dei populisti
e dei settori etnicistici e xenofobi.
Saremo all’altezza?
Fabio Cannizzaro
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