venerdì 19 settembre 2014

YES SCOTLAND: THE DAY AFTER….



Affrontare le persistenti quanto evidenti Questioni Nazionali presenti in Europa è una necessità politica per tutti coloro che comunque si richiamano ai valori e/o agli ideali del socialismo e peculiarmente alla tradizione politica del socialismo autonomo e democratico.
Il referendum scozzese ha avuto, comunque la si pensi, l’evidente merito di aver riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale e soprattutto europea i temi dell’esistenza delle Nazioni senza Stato e delle diverse minoranze allogene presenti nel Vecchio continente.
Del resto il problema politico sollevato dagli scozzesi non è tema nuovo, anche a sinistra. In passato il socialismo internazionale ed europeo si è interessato alla relazione tra Questioni Nazionali e Questione Sociale. Ricordiamo le prese di posizione proprie di compagni come  Max e Viktor Adler, Otto Bauer e Karl Renner, oggi conosciuti in ambito socialista come  AUSTROMARXISTI e fautori di un  principio di autonomia nazionale e culturale teorizzato dal compagno  austriaco Otto Bauer nel 1907 nel suo noto: “La questione delle nazionalità e la socialdemocrazia”.
Vi risparmierò qui e ora tutto il divenire del dibattito che poco più di un secolo fa si sviluppo a seguito delle analisi e riflessioni di questo gruppo di compagni e studiosi austriaci o ancora quanto nel merito contino, in campo comunista, le riflessioni del marxista sionista Ber Boronchov.
Ciò che oggi qui mi preme sottolineare è che il voto scozzese ha avuto il pregio, nel nostro tempo, di sdoganare, dal dato meramente identitario e nazionalistico, la riflessione sull’Autogoverno e l’Autodeterminazione dei Popoli e delle Genti soprattutto in Europa ed in Occidente.
E’ la prima volta che un siffatto dibattito assume queste dimensioni da quando abbiamo inaugurato il nuovo secolo.
Io , con me i compagni di xQS, cioè dell’Istituto di Cultura Politica per la Questione Siciliana , in occasione del referendum di ieri 18 settembre 2014, coerenti con noi stessi, con le nostre idee e i valori socialisti che professiamo, abbiamo sostenuto, intellettualmente, non essendo elettori scozzesi, le ragioni di chi, da sinistra, ha scelto il SI’, lo YES.
Non ci siamo schierati calcisticamente, ma abbiamo sviluppato, senza prosopopea e senza ampollosi autocompiacimenti, una riflessione sul senso di un referendum che è e resterà un’eccezione, un unicum, storico-istituzionale e politico, per l’Europa di questo nostro XXI secolo.
E’, infatti, a tutti chiaro, come più d’un notista ha sottolineato, in questi giorni, che il “plebiscito” scozzese è stato possibile solo perché essendo il Regno Unito uno Stato di Common Law, in esso non esiste una Costituzione scritta. 
Chiarito ciò ed a urne chiuse, avverto la necessità di dire con eguale pacatezza  che non mi sono pentito, non ci siamo pentiti, da socialisti e democratici e siciliani, di avere sostenuto le ragioni del SI’, dello YES.
Non ripeterò qui e ora le ragioni d’ordine storico–politico e culturale-istituzionale che danno senso e spessore all’esigenza di Autogoverno degli scozzesi, quanto vorrei porre l’attenzione su come è stata posta l’intera questione referendaria in termini organizzativi e politici.
Se esce sconfitta, oggi e qui, l’immediatezza della proclamazione di una indipendenza statuale tout court è altresì vero che vi è un indubbio vincitore politico che, anche oltre la sconfitta numerica, è e resta lo Scottish National Party e il suo Leader, Alex Salmond.
Salmond, un leader sempre più carismatico e capace, ha mostrato come sia possibile assumere e mantenere una leadership politica all’interno di un movimento politico nazionale, guidandolo con piglio autorevole e con sicura condivisione dei metodi e delle regole democratiche.
Rispetto che lo ha spinto, oggi, dopo la proclamazione del risultato, a rimettere  il suo mandato da Primo Ministro di Scozia e da leader del suo amato SNP. Auspico che lo Scottish National Party respinga le dimissioni  di questo leader, che ha saputo escludere dall’agenda politica tendenze egoiste,etniciste e/o differenzialiste.
Nei giorni che hanno preceduto il voto scozzese ho avuto modo di confrontarmi con tanti compagni, favorevoli e più spesso contrari al distacco da Londra  e a tutti costoro ho ripetuto il medesimo ragionamento: “Guardate che lo S.N.P. (Scottish National Party) è una organizzazione politica matura, di stampo socialdemocratico, che deve essere inserita, a mio avviso, a pieno titolo, tra le forze della sinistra scozzese.
Un riconoscimento, politico e politologico, dovuto per  un’organizzazione politica che secondo i correnti parametri è  sicuramente più a sinistra di quanto lo sia o si dichiari, in Italia, il Pd.
Da oggi, 19 settembre 2014 inizia, in Scozia, e di converso, in Europa, una nuova stagione della lotta delle Nazioni senza Stato e delle minoranze allogene, che come gli scozzesi vorranno e sapranno, emarginare i propri egoismi e parlare di questioni sociali ,economiche e culturali contingenti e coinvolgenti.
Concludo questo mio intervento, dicendo che se dovessi chiosare quanto accaduto durante la consultazione diretta di ieri, potrei dire che hanno certo perso i SI’ , ma non hanno certamente vinto i NO.
E’ più realistico scrivere, dire che havinto la democrazia praticata che ha posto al centro dell’Agenda politica il tema trasversale dell’Autogoverno.
Toccherà agli scozzesi ora dare senso e prospettiva al loro futuro, cosa più facile se manterranno un partito coeso come lo SNP e in questo un leader, di forza e carattere, come Salmond.
Per il resto d’Europa, è bene dirlo,  le cose non saranno più facili, di per sé,  dopo il voto scozzese, anche se con l’esempio offerto dal referendum si avrà una maggiore attenzione per le questioni Nazionali non etnicistiche.
Un'altra scadenza di valore politico, a breve termine, sarà la consultazione, questa senza valore istituzionale, del nove novembre in Catalogna, dove però la situazione del movimento favorevole all’autogoverno è storicamente ed organizzativamente diversa, complessa e frastagliata.
Noi tutti come esponenti socialisti europei abbiamo il dovere di non abbandonare le Questioni Nazionali nelle mani delle destre, dei populisti e dei settori etnicistici e xenofobi.
Saremo all’altezza?


Fabio Cannizzaro

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