mercoledì 1 aprile 2015

ANALISI SOCIALE ED ECONOMICA E PROSPETTIVE POLITICHE A PARTIRE DALL’INTERVENTO DI GUGLIELMO LOY, SEGRETARIO CONFEDERALE DELLA U.I.L., ALL’ASSEMBLEA COSTITUENTE DEL SOCIALISMO ITALIANO DELLO SCORSO 29 MARZO



NOTA RIASSUNTIVA E CHIOSA A MARGINE DI FABIO CANNIZZARO, DELL’UFFICIO POLITICO DELLA FEDERAZIONE PER IL SOCIALISMO


Concordo pienamente con il compagno Franco Bartolomei quando scrive che uno degli interventi più interessanti e ricchi concettualmente, ascoltati all’Assemblea Costituente del Socialismo Italiano, tenutasi a Roma lo scorso 29 marzo c.a., è stato quello di Guglielmo LOY, segretario confederale della U.I.L.
LOY ha svolto un intervento che definirei fondamentale per la definizione delle politiche sindacali, dei prossimi due lustri di questo Paese. Senza concedere nulla alla retorica ha sviluppato un ragionamento articolato e coerente muovendo da lavoro e questioni economico-sociali.
Rigorosa e senza orpelli ideologici, ma appunto per questo puntuale, l’analisi della “weltanschauung ” economica di Renzi e dei renziani. LOY fa notare che il Presidente del Consiglio ha sostenuto, esplicitamente, che le aziende debbono, a suo avviso, essere libere di assumere e licenziare. Da questo assunto-assioma discende appunto la sua “visione economica” in cui il proprietario d’azienda può fare indefinitamente tutto quello che vuole, dato che a suo avviso questa “libertà” finirebbe per garantire la “ripresa” ed il “sistema”.
LOY fa notare analiticamente che dunque si mira a fare crescere il Paese puntando solo sul basso costo del lavoro.
E’ un’idea del lavoro prosegue il segretario confederale della U.I.L. quella di Renzi, che è, in concreto, l’esatto, speculare contrario di quanto a mo’ di propaganda Renzi e i suoi vanno dicendo quando affermano che in cambio della decrescita delle tutele sul lavoro lo Stato si farà carico dei lavoratori. LOY ci mostra, appunto, che non è e non sarà così!
Ma LOY sviluppando la sua riflessione ci prova anche altro ovvero che con il “paradigma Renzi” verrà meno l’equilibrio tra guadagno delle aziende e diffusione sociale, condivisa del benessere poiché verranno meno le tutele sociali e sindacali che sono state e sono, cosa che Renzi mostra di non comprendere a pieno, parte fondante anche del modello che caratterizza da lustri anche il sistema capitalista occidentale.
Occorre aver chiaro che il capitalista, il proprietario d’azienda non può fare indefinitamente tutto quello che vuole. 
LOY dice, a ragione e con buon senso, che meno sicurezza, meno tutele non sono solo una sciagura per i lavoratori, per il modo del lavoro ma un errore economico per e dell’intero sistema produttivo, limitando in prospettiva anche la crescita generale delle aziende e del Paese.
Preso coscienza di ciò accettare questa prospettiva significherebbe per il sindacato e ancor più per la sinistra democratica di questo Paese negare ad intere generazioni mobilità sociale e quindi un futuro.
Significherebbe, in concreto, prosegue LOY, cristallizzare la società italiana a livello economico e sociale escludendo quantitativamente quanto concretamente forme apprezzabili di mobilità sociale interna, limitando, de facto, il benessere collettivo.
Puntare, come fa Renzi, tutto sulla FRAGILITA’ dei lavoratori, è un errore non solo e non tanto in termini etici e politici, quanto soprattutto dal punto di vista economico, dato che una simile prospettiva finirà per minacciare la crescita e quindi lo stesso sistema produttivo italiano.  
La logica del Governo, oggi, in concreto, mostra come effetto non virtuoso solo facilità di licenziamento per le aziende. 
Possibilità che già esisteva e che ogni anno era, infatti, praticata 900.000 volte, la metà delle quali in aziende dove c’era l’art.18. E allora? Allora, va detto sostiene, a ragione, LOY che le aziende non cresceranno solo perché hanno maggiore possibilità di licenziare. Dare potere agli imprenditori di fare come vogliono, senza vincoli sindacali,  non garantisce la ripresa.  
Da adesso come segnalano i giuslavoristi si potrà addirittura essere licenziati, ad esempio, solo se si tarda di cinque  minuti a lavoro. Tutto ciò è sbagliato! In una spirale sempre più stringente LOY continuando a dipanare il suo ragionamento dice che la politica non deve rinunciare alla regolazione della “funzione barbara” del capitalismo, ciò specialmente in un capitalismo globalizzato e finanziario qual è quello nostro.
In una condanna non ideologica ma appunto per questo totale della logica renziana, il segretario confederale dell’U.I.L., ci fa notare che con il renzismo economico siamo, concretamente, regrediti ad un’idea pre-liberale dei rapporti lavoratore-azienda. In questa prospettiva si spinge solo in direzione di attribuire e sancire il totale, assoluto potere delle imprese.
Si prova a negare la funzione regolatoria del pubblico, dello Stato che per LOY certo non può essere più quella del passato quando c’era maggiore disponibilità di finanza collettiva e maggiori margini per l’intervento pubblico. In poche parole Renzi e i suoi negano alla politica un ruolo garante regolatorio sia in modo diretto che in modo indiretto. Cosa significa in concreto? LOY lo spiega sempre con chiarezza, fa notare che una cosa è un sistema di regole tra le parti, quale quello, ad esempio, frutto della contrattazione, altro è avere a dover accettare e subire i diktat di una parte sola, quella patronale e/o datoriale che dir si voglia.
In coerenza e in linea con la sua analisi LOY giunge a dire che le scelte di questo governo non hanno nulla di liberale, dato che l’Esecutivo cerca e pratica una scorciatoia, pensando che solo la libertà delle imprese.
Libertà che garantisce ed esalta attraverso alla sciente scelta di rinunciare alla contrattazione, in un combinato disposto di STATALISMO e CENTRALISMO che non fa bene al lavoro, alla politica e alla democrazia di questo Paese.
Addirittura si opera per stabilire uno stipendio minimo per legge, che non solo nega la contrattazione, ma nega, in concreto, a ben vedere, il livello di mediazione tra tutela e contrattazione.
LOY si è infine concesso, sempre senza rinunciare al suo rigore, quella che ha definito una micro riflessione politica. Dicendo che lo spostamento del PD su assi pre-liberali e vetero-patronali libera un immenso spazio politico che non va riempito con vetero-analisi ma da una moderna politica riformista, socialista, che sappia rifiutare parole d’ordine qualunquista e vuote come CAMBIAMENTO E RIFORME se queste prescindono ( N.d.R. come oggi accade, aggiungiamo Noi) da concreti vantaggi per i soggetti sociali coinvolti, minacciando anzi di danneggiarli, danneggiando i margini d’agibilità sociale. L’auspicio di LOY è che si affacci una forza sociale e politica che assuma questo ruolo che governando i processi, in chiave democratica, moderi un capitalismo oggi aggressivo di fronte ad una politica debole, succuba e rinunciataria. Né del resto si possono accettare conclude LOY previsioni economiche che sancirebbero, per il medio futuro, un Paese ancora, nuovamente spaccato in due, dove la disoccupazione diventerà non solo un dato normale ma strutturale con una forchetta tra un Nord con il 10% di non occupati e un Sud sempre più marginale con un quarto della popolazione cronicamente disoccupata.
Ora dopo aver riportato quanto il segretario confederale dell’U.I.L. ha detto all’Assise di Roma mi permetto di affermare che basterebbe, pur fortunatamente non esaurendola, questo intervento di Guglielmo LOY, erede diretto della tradizione sindacale di Italo Viglianesi e Giorgio Benvenuto,  per fare dell’iniziativa promossa a Roma da tante organizzazioni, gruppi socialisti ( la “Lega dei Socialisti”, la “Federazione per il Socialismo” la componente del P.S.I. “Sinistra socialista”, e tanti compagni tra cui Gerardo Labellarte, Felice Besostri, i compagni e le compagne dell'associazione “Socialisti Europei” e tanti altri ancora) l’occasione angolare per, muovendo da questa giornata, da queste analisi ed input, una RIDEFINIZIONE ORGANIZZATIVA BARICENTRICA DEL RUOLO E DELLE PROSETTIVE DEL Socialismo a sinistra, cioè non disposto a perdersi e diluirsi nel PD e nelle sue “logiche” esattamente pre-liberali.
Sta ora a Noi, compagni e compagne, fare tesoro di analisi schiette e puntuali come quelle di LOY per dare futuro al Socialismo e alla Sinistra.
La clessidra scorre! Ci siamo dati appuntamento il prossimo 27 giugno, nuovamente a Roma, e lì dobbiamo giungere, muovendo necessariamente in modo orizzontale, federato dai Territori, con una condivisa, definita linea di azioni e presenza socialista da offrire, senza gelosie e timori, all’intera sinistra, di cui fummo, siamo e saremo, nella parte più viva e propositiva sempre “lievito” ed “anima”.

SOCIALISMO SEMPRE!


Fabio Cannizzaro

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