lunedì 21 maggio 2018

PERCHE’ I SOCIALISTI FEDERALISTI NON VOGLIONO PIU’ ESSER DEFINITI SICILIANISTI?




Nella ricorrenza del centoventicinquesimo anniversario dell’avvio dei lavori, a Palermo, nel 1893, del congresso dei Fasci siciliani dei lavoratori avverto forte la necessità di riflettere con linearità su quale possa e debba essere attualmente il ruolo delle spinte sicilianiste in una società come quella isolana. Società che già centoventicinque anni fa poneva, con forza ed attenzione, la centralità sociale della Questione Siciliana, come fece, appunto, il movimento, socialista e siciliano, dei fasci.
Da tempo i destini del socialismo federalista e quelli della “galassia” sicilianista si sono separati. Se dobbiamo e possiamo trovare una data simbolica per questa “divisione” credo dobbiamo risalire al 2012, quando l’Istituto di Cultura Politica per la Questione Siciliana – xQS lasciò quell’area politica e segnatamente il Frunti Nazziunali Sicilianu (FNS) allora ancora guidato da Pippo Scianò.
Il motivo fu dettato dallo spostamento dell’FNS su posizioni sempre più squisitamente nazionaliste che lasciavano nessun margine a chi si riconosceva, in quell’organizzazione, in una prospettiva socialista e di sinistra che era, poi, quella maturata alla fondazione del partito.
Per chi avesse la memoria corta questa fase, che taluni hanno volutamente, velocemente accantonato, vide la fuoriuscita da FNS, dalle sue articolazioni correlate di due dirigenti che avevano insistito per restituire proiezione di sinistra al partito, come, appunto, l’Arch. Leonardo D’Angelo e il prof. Fabio Cannizzaro, quest’ultimo anche vicesegretario di FNS.
Quando questi ultimi fecero esplodere la contraddizione pochi nell’area sicilianista avvertirono la necessità politica di testimoniare loro, alla loro organizzazione attenzione o vicinanza politica.
Fu subito chiaro che l’impianto meramente nazionale e nazionalista della Questione Siciliana messo in discussione e rifiutato da xQS era invece condiviso ed accettato dall’area sicilianista globalmente intesa. Area che si ritrovava e si ritrova ancora oggi intorno all’idea metafisica di Nazione Siciliana e che non seppe o volle cogliere, allora, l’occasione per superarla in chiave sociale se non socialista.
Riflettendo ad oltre un lustro di distanza credo molto sia dipeso anche da una diffusa propensione del sicilianismo nazionalisteggiante ad indugere a tentazioni governiste pseudo-autonomiste, allora pesanti e pressanti.
Consumata scientemente la rottura quelli di XQS non scelsero di creare l’ennesimo partitino sicilianista, prassi usuale ma si rimisero in discussione,  e scelsero, conseguenti alle premesse poste, di allargare la prospettiva della loro proposta aprendosi al confronto con altre realtà della sinistra.
Fu la stagione che vide mettere in campo l’idea nuova, originale, offerta con generosità, della creazione del Partito Socialista dei Siciliani (PSdS), prospettiva, poi, prematuramente fallita per il prevalere di certi piccoli personalismi.
Provati ma non piegati da questa esperienza gli uomini e le donne di xQS ripresero, in continuità con i loro valori, il proprio cammino socialista volto a portare a soluzione la Questione Siciliana.
Si creò un Coordinamento dei circoli socialisti, capitanato dall’attivismo del Circolo Socialista Nebroideo Indipendente “Italo Carcione”.
La loro azione, le loro elaborazioni si incontrarono con le sensibilità di altri circoli del socialismo territoriale italiano e dopo alcuni passaggi (Rete Socialista, Federazione per il Socialismo) si incontrarono con l’allora minoranza del PSI, in quella fase, guidata da Franco Bartolomei.
Tutto ciò portò alla nascita di Risorgimento Socialista, organizzazione dall’articolazione politica federalista, che ha permesso la nascita di Risorgimento Socialista della Sicilia. In questo articolato, difficile divenire mai i socialisti federalisti siciliani hanno dimenticato o sacrificato, in alcun modo, la loro aspirazione a portare a soluzione la Questione Siciliana.
Non è stato casuale, in questi sei anni, che i rapporti tra i socialisti di xQS e la cosiddetta area sicilianista si siano raffreddati sempre più.
Le loro letture della Questione Siciliana non solo divergono ma giungono, nei fatti, a conclusioni contrapposte. Se i socialisti federalisti di xQS e ora di Risorgimento Socialista della Sicilia guardano alla Questione Siciliana come questione sociale e come modo per dare una equa soluzione ad una serie strutturale di peculiari ineguaglianze sedimentate e di classe i sicilianisti, tout court, indipendentisti o autonomisti che si dichiarino, leggono la Questione Siciliana in chiave vincolantemente “nazionale”.
In questa prospettiva i diritti, veri o presunti, della Nazione Siciliana prevalgono e debbono prevalere su quelli reali dei siciliani e soprattutto delle classi popolari isolane.
Le distanze tra le due prospettive per l’autodeterminazione, poi, giorno per giorno, vanno allargandosi con l’incrementarsi delle ingiustizie economiche e sociali ed esse sembrano scontrarsi “l'una contro l’altra armate”, gridando ambedue in lingua siciliana, i loro slogan: i nazionalisti, ANTUDU! e i socialisti, AVAJA!

Salvatore De Grandi

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